Era il mese di ottobre del 1973, mese di apertura delle scuole. Il luogo è Torano Castello. Con precisione il Liceo-Ginnasio da poco istituito come sezione staccata del Bernardino Telesio di Cosenza, la cui prima classe si era formata giusto l’anno precedente. Del nuovo IV Ginnasio faceva parte Domenico Re che, poco più che tredicenne, fondò il “Circolo Culturale Hapax Legomenon” a cui aderirono compagni di classe ed altri amici. Il nome significa “unico” ed è stato estensivamente inteso come “rarità”, “cosa che si presenta per la prima volta” , “cosa sconosciuta che si vuole scoprire e portare all’attenzione”. Da qui alla ricerca storica su Torano Castello il passo era breve. O meglio era quello decisivo, quello che il fondatore voleva da cui si partisse. Il simbolo della zucca deriva invece dal fatto che la relativa parola è quella che compare una sola volta in tutta la Divina Commedia, quindi la “rarità” per eccellenza. In questi cinque decenni “Hapax Lgomenon” ha dato vita a tantissime iniziative e pubblicazioni, particolarmente e miratamente su Torano Castello, ma anche su altro e su altri paesi vicini. Man mano i suoi interessi si sono estesi, passando dalla ricerca storica a quella artistica, archeologica, sociale, sportiva, politica ecc., divenendo nel tempo “Centro Studi Hapax Legomenon” , fino ad essere poi conosciuto, a garanzia della sua qualità e del suo impegno, come niente più che “Hapax Legomenon”. Tutti ricordano le sue pubblicazioni, i suoi incontri, i suoi convegni, il suo impegno nel sociale ed anche nello sport, dove più di una furono le squadre di calcio formate e sponsorizzate con il suo nome. Abbiamo ascoltato il suo presidente di sempre, Domenico Re, che ci ha detto: “Era un’idea che maturavo fin da adolescente, quella di dar vita ad un Circolo Culturale. Allora la tendenza era di costituire associazioni sotto forma e nome di Circoli Culturali ed allora …ecco anche mio. Il nome era già dato fin da quando alla seconda media avevo iniziato a studiare il latino e appresi dell’esistenza di ciò che fosse un ‘Hapax Legomenon’, apprendendo ancora meglio poi, studiando greco, che il tutto era di origine greca. Erano tempi pioneristici. Non facile era fare ricerca. Il luogo per eccellenza era la Biblioteca Civica di Cosenza, dove era difficile arrivare. E ancora più difficile era pubblicare: l’unico mezzo era la macchina da scrivere per comporre i testi o ricorrere, come pur feci, alla composizione a piombo, alle fotocopie. Dopo, ma molto dopo, arrivò per noi l’offset e poi il computer, le stampanti, il digitale ecc. Quindi ogni pubblicazione di ‘Hapax Legomenon’ è anche un po’ la storia di questi vari modi di editare. Non molto tardi in vero arrivò la ricerca di archivio, ‘fino addirittura all’ Archivio di Stato di Napoli’, dove anche lì, tempi pioneristici, non avevamo le macchine fotografiche digitali e lo sviluppo delle foto tradizionali era difficoltoso sia per la componentistica tecnica che per lo sviluppo delle pellicole e i costi. Impossibile inoltre era pensare di potersi fermare giorni, settimane se non mesi a Napoli per trascrivere i documenti, e allora giù richieste di microfilm con lettore e stampatore: ciò che si era risparmiato non ricorrendo alle pellicole fotografiche tradizionali probabilmente lo si pagava di più con quest’ultima tecnica. Ovviamente la qualità era decisamente superiore. Ora in occasione dei suoi 50 anni, abbiamo istituito l’ ‘Anno del Cinquantesimo di Hapax Legomenon’, che, tra tante iniziative, andrà avanti da ottobre 2023 a ottobre 2024. Aspettiamo tutti quanti vorranno partecipare”.

