OGGI 17 GENNAIO LA GIORNATA NAZIONALE DEL DIALETTO

2024-01-17 15:40

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Letteratura,

OGGI 17 GENNAIO LA GIORNATA NAZIONALE DEL DIALETTO

Il dialetto è la madre lingua, quello cheimprime, assieme ad altre cose, le radici profonde di una persona.

Il dialetto è la madre lingua, quello che imprime, assieme ad altre cose, le radici profonde di una persona. Ai nostri giorni si da poco peso al dialetto, volgare o vernacolo, ma prima di fare luce e un po’ di ordine sul significato un ringraziamento va a quei poeti e scrittori che ancora oggi portano in auge il proprio vocabolario di sempre che caratterizza una località ben circoscritta. Naturalmente non mancano le contaminazioni, ma prendendo ad esempio due comunità vicine come Acri e Bisignano, l’inflessione e i vocaboli identificativi hanno pronunzia e significato diverso. Tra i poeti più blasonati che miete successi ad ogni competizione o concorso è l’acrese Angelo Canino. Molto noto nell’ambiente letterario e culturale, nel suo lessico mantiene sveglio sui social quanti amano il dialetto e poi nelle occasioni prestabilite sfodera l’eleganza del parlare che affascina la platea. Non è l’unico ad avere un carisma del genere, ma parlare come “mammata t’affatta” è veramente un compito arduo per chi non solo non sa scrivere il dialetto ma non riesce neppure a leggerlo. Sgombriamo un po’ di dubbi in questa Giornata nazionale del dialetto e delle lingue locali. Istituita nel 2013 dall'Unione Nazionale delle Pro Loco con il fine di salvaguardare e valorizzare queste espressioni appartenenti al nostro patrimonio immateriale. Per prima cosa dobbiamo distinguere la differenza tra dialetto e vernacolo: Il termine vernacolo, spesso usato nella lingua italiana come sinonimo di dialetto, indica più precisamente la lingua vernacolare, una parlata limitata a una precisa zona geografica, usata specificatamente dal popolo, e si differenzia dal dialetto, che ha una copertura geografica e un uso sociale più vasti. Qual è la differenza tra lingua e dialetto? Mentre la lingua viene impiegata in un territorio molto esteso, il dialetto si parla in un'area geografica di piccole dimensioni. Assenza di uno standard. Il dialetto non ha elaborato una forma “corretta” riconosciuta da tutti i parlanti. Si trova quindi in una situazione di forte frammentazione locale. Ma cosa rappresenta il dialetto: il dialetto, certo meno elaborato della lingua, tanto quanto la lingua, conserva al suo interno, nelle sue parole, la storia e la cultura della comunità che lo parla. E da questo punto di vista, legato com'è al territorio, rappresenta l'interfaccia tra la storia culturale del territorio e la realtà osservabile. Ma se gli studiosi sanno come è nato il dialetto, per tanti che nemmeno lo parlano più, altri, invece, ne fanno un misto tra vocaboli dialettali e italiani, c’è tanta curiosità. Con la conquista romana il latino si è diffuso in mezza Europa e soprattutto nel bacino del Mediterraneo sovrapponendosi alle lingue parlate in precedenza da quelle popolazioni. Dalla commistione di questi elementi e da quelli derivanti dalle successive invasioni barbariche si sono generati i vari dialetti d'Italia. Come ha fatto il latino a diventare italiano? Il Latino e la nascita delle lingue neolatine. Quando gli antichi Romani conquistarono i territori della penisola, la loro lingua si mescolò con le lingue preesistenti. Il latino influenzò anche altre lingue parlate da popolazioni europee dando origine a nuove lingue neolatine (spagnolo, francese, portoghese, e romeno). Il dialetto più simile all’italiano è il romanesco. Ciò che oggi s'intende con dialetto romanesco è un codice linguistico molto simile all'italiano: ha subito un processo di fiorentinizzazione in epoca preunitaria che lo rende assai affine all'italiano, che coincide col fiorentino emendato, anticipando un processo che gli altri dialetti subiranno in epoca postunitaria. In Italia nel 400 si parlava il Latino e volgare, latino e italiano. Il Quattrocento è segnato dall'egemonia del movimento umanistico, che esalta il latino e deprime il volgare come lingua di cultura. Il latino, quindi, non è una lingua morta e neppure la lingua del Vaticano come sembrerebbe. Nel 1800, in questo periodo in Italia si usavano il latino, l'italiano, il francese e i vari dialetti. Nella prima metà dell'Ottocento l'italiano era diffuso solo fra gli stati più colti, infatti l'80% della popolazione italiana era analfabeta. Ma la domanda sorge spontanea: Qual è il dialetto più bello d'Italia? Alla domanda «quale è secondo te il dialetto più sexy d'Italia?» il 28% del campione ha risposto «il napoletano». Accattivante, suadente, caldo e musicale, il dialetto partenopeo si è imposto anche grazie ai grandi esponenti della musica leggera e del teatro. Dal punto di vista storico, possiamo affermare che il Dialetto Toscano, alto o colto, in cui hanno scritto tre dei più importanti poeti del XIII secolo (Alighieri, Boccaccio e Petrarca) può essere considerato come la base dell'italiano moderno. I dialetti italiani più parlati e ricordati sono: il veneto, il napoletano, il friulano, il piemontese, il sardo, il lombardo, l'emiliano ed il romagnolo, il siciliano e il ligure. Si ricorda poi che in Italia viene parlato anche il tedesco e francese. La regione con più dialetti è il Veneto. In generale si osserva che le regioni con maggiore presenza del dialetto in famiglia nell'ultimo rilevamento ISTAT del 2006 sono il Veneto con 38,9 la provincia di Trento 38,5, la Calabria 31,3, la Basilicata 29,8 (nel 2000 la percentuale era del 25,9) e la Sicilia 25,5 la Campania 24,1, il Molise 24,2. Dove si parla di più il dialetto? Nel Meridione (ad eccezione della Sardegna) più del 70% degli individui utilizza il dialetto in famiglia, anche se non in modo esclusivo. Al Centro solo nelle Marche e in Umbria si registra un uso del dialetto in famiglia superiore alla media nazionale (rispettivamente 56,1% nelle Marche e 52,6% in Umbria). Secondo l'Istat, nel 2015 il 45,9% degli italiani parla in modo esclusivo o prevalente l'italiano, il 32,2% lo alterna con un dialetto o lingua locale, il 14% si esprime esclusivamente nell'idioma locale, mentre il resto ricorre a un'altra lingua. Il dialetto più difficile da capire è sicuramente quello sardo, mentre il più simpatico d'Italia? E’ il napoletano: con la sua melodia e le espressioni divertenti, il dialetto napoletano è spesso considerato simpatico e coinvolgente. Il dialetto più antico, in effetti, il primo testo che può essere riconosciuto come il più antico in lingua italiana è il Placito Capuano, una testimonianza, registrata nel 960, riguardante una disputa per la proprietà di alcuni confini fondiari tra il Monastero di Montecassino e un latifondista minore. Qual è la lingua volgare? Il termine lingua volgare (o semplicemente volgare) si riferisce alle lingue parlate (e poi anche scritte) nel medioevo da tutti, aristocratici e popolani, dotti e ignoranti, religiosi e laici, in tutte le situazioni informali della vita quotidiana. Il dialetto italiano più volgare non può essere definito in modo preciso in quanto la volgarità può variare in base al contesto e alle opinioni personali. Tuttavia, alcuni dialetti noti per l'uso di espressioni più colorite e dirette potrebbero includere il napoletano, il siciliano o il romanesco. Perché si dice volgare? di vulgus «volgo». Del volgo, degli strati socialmente, culturalmente ed economicamente inferiori della popolazione: usi, tradizioni, pregiudizî v.; nell'uso ant., sostantivato al masch., persona, gente del volgo, del popolo: certe enfiature ..., le quali i volgari nominavan gavoccioli (Boccaccio). L’Unesco ha riconosciuto il dialetto Patrimonio dell’Umanità; il governo italiano riconosce ufficialmente come lingue il sardo, il friulano e il ladino, mentre l'UNESCO riconosce anche il napoletano e il siciliano. Quando si è iniziato a parlare italiano? Il volgare, nato alla fine dell'Impero come lingua del popolo, intorno all'anno mille diventa la lingua del commercio e della propaganda religiosa, ma solo a partire dal XIII secolo si impone come lingua letteraria (e quindi scritta). Da qui nascerà la lingua italiana. Prima si parlava il cosiddetto latino volgare che si presentava in diverse forme, con forti variazioni diatopiche: da esso sorsero le diverse lingue neolatine. Il latino volgare era, in quanto lingua parlata, di gran lunga più sensibile al cambiamento di quanto non fosse il latino della tradizione letteraria. Per rassicurare ogni curiosità, il dialetto più parlato al mondo è il mandarino con oltre 955 milioni di madrelingua. L’italiano vero, oltre ad essere la lingua ufficiale dell’Italia, è anche una delle lingue ufficiali dell’Unione europea, di San Marino, della Svizzera, della Città del Vaticano e del Sovrano militare ordine di Malta. Ma ritorniamo al nostro Angelo Canino, non perdevi le sue pubblicazioni e soprattutto la poesia intitolata “A giacca i patrita” non me ne vorrà l’amico, ma l’ho scritto in bisignanese vero, la proponiamo nelle manifestazioni tipo “il vernacolo in piazzetta” oppure “al lago”, e come associazione La Città del Crati abbiamo conferito un alto riconoscimento proprio a Canino che continua con forza a divulgare la sua lingua naturale.


Ermanno Arcuri


 


 


 


 



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