Rossi non è un cognome comune in Italia e con Bianchi è il più numeroso, ma sa essere una vera indicazione per parlare di un grande del calcio italiano. Conosciuto in tutto il mondo, tutti lo ricordano come Pablito che ha fatto piangere il grande Brasile. Suoi i tre goal nell’82 che eliminò i carioca dalla coppa del mondo in Spagna. In quell’occasione è diventato capocannoniere del torneo più prestigioso al mondo, dove si incontrano le formazioni più blasonate. Era l’Italia di Beazort, che è riuscita a vincerla quella coppa per la terza volta. Assieme a Rossi c’era Causio, Graziani, Cabrini, Tardelli e tanti altri come il capitano Dino Zoff, tutti reduci di una vittoria che ricorderemo per sempre. E per sempre sarà nei nostri cuori Paolo Rossi, il suo sorriso da giovanetto che a soli 64 anni dice addio a questo mondo terreno per un male incurabile. Questo 2020 ci sta portando via i migliori, è stato così con Maradona e ora con Pablito. Nato a Prato, il sindaco ha indetto per il giorno del suo funerale lutto cittadino, ma Ciccio Graziani ha proposto alle autorità nazionali di allargarlo a tutta l’Italia, anche se stiamo attraversando momenti difficili, ma la figura di questo calciatore che è stato il “nostro Maradona”, come dice Graziani merita una giornata di lutto nazionale. Ma cosa ha veramente rappresentato Paola Rossi per tutti noi. Per chi ha avuto la fortuna di seguire le sue gesta calcistiche nelle varie squadre come il Lanerossi Vicenza o la Juventus, sa di cosa e di chi parliamo, anche se lui si definiva di maglia azzurra. Aveva ragione, perché i suoi momenti migliori della carriera sono stati proprio quelli in nazionale, dove un caparbio Berazot, tecnico friulano con la pipa ha creduto in quel furetto e nonostante due anni di squalifica, scagionato da tutto il casino totoscommesse, l’ha portato in Spagna e schierato titolare e lui ha risposto in pieno segnando a raffica, il suo zampino in finale ha messo ko la Germania. Esperto di vini, si era costruito il suo nido ideale nel senese, la sua cantina è tra le più visitate e non solo per i buoni vini prodotti, ma perché ognuno voleva raccontare al Pablito nazionale la propria gioia di quel regalo targato 1982. Esperto commentatore su varie tv, da Sky alla Rai, ha sempre espresso il suo parere con eleganza come abituato nella vita. Ci mancherà molto questo campione e proprio stasera in occasione delle partite di Europa League si osserverà un minuto di raccoglimento, così sarà anche a Napoli dove si inaugura lo “Stadio Maradona”. La sua morte ha messo in secondo piano la pandemia, dal Nord al Sud, tutto lo Stivale piange il suo campione umano e calciatore, non ci sono rivalità di club, su Paolo Rossi è unanime il consenso degli sportivi, dei tifosi, degli italiani tutti. Del grandissimo calciatore ne sono a conoscenza anche i giovani nati negli anni ’80 o ancora di più nel 2000, nonostante non hanno avuto la fortuna di vederlo sul campo si sono documentati per trovare i filmati e constatare la grandezza di questo personaggio. A ricordare il vecchio amico di tante battaglie in questo giorno così funesto del 10 dicembre non è mancato nessuno, tutti hanno espresso una parola, un pensiero, un ricordo, un aneddoto per ingigantire il significato di chi gigante lo è stato davvero. E così, tra i ricordi più gioiosi e che indicano la personalità di questo atleta, voglio citare quello in cui alla fine della vittoria del mondiale ’82, in una foto lui mancava, non c’era tra i suoi colleghi che festeggiavano, perché per qualche minuto, questo grande uomo ha scelto di stare sdraiato sul prato del campo a guardare le stelle e quello stadio illuminato dagli accendini era una cornice superlativa. Ha voluto assaporare quella gioia indimenticabile con il suo sorriso sincero di buon ragazzo che lo accompagnerà anche ora in cielo. Aver appreso da Radio Sportiva che trasmette da Prato, città in cui Paolo Rossi è nato, ascoltare dal giornalista della Nazione, Stefano Cecchi, il ricordo di questo campione e di quel calcio che non c’è più, in cui prevaleva l’attaccamento agli ideali e meno ai soldi, è stato devastante iniziare una giornata per commentare gli avvenimenti sportivi di Champions. La notizia è battuta sui giornali web, perché è avvenuta dopo la stampa dei giornali, ma domani avremo modo di leggere tante cose belle su una persona che ha reso gli italiani di essere orgogliosi della propria Patria. Ciao Pablito, pallone d’oro, anche a me hai fatto vivere momenti indelebili, hai insegnato ad amare un calcio che forse non c’è più, ma al quale ci sentiamo legati da un morboso amore. E il barone Causio ha dichiarato: “Ciao fratello ora è andato da Scirea e Bearzot”. Ermanno Arcuri

