SAN DEMETRIO CORONE IL CONSIGLIERE SANGERMANO REINTEGRATO IN CONSIGLIO.

Giuseppe Sangermano, già consigliere di minoranza del gruppo “Cambiare per crescere”, a poco più di tre anni di decadenza dalla carica di amministratore comunale per conflitto di interessi con il Comune, torna esultante a fare parte del civico consesso.

Lo sancisce la sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro che ha riformato il provvedimento di I grado del Tribunale di Castrovillari del 2017, che convalidava la decadenza dalla carica di consigliere comunale di S. Demetrio Corone per conflitto di interessi con lo stesso Comune,  in ragione del giudizio promosso da Sangermano con l’Unione Arberia, di cui S. Demetrio C. faceva parte, per vedersi riconosciuto il pagamento della indennità di presidente, incarico da lui ricoperto dall’ottobre 2004 al settembre 2006.

Per l’Organo giurisdizionale di Catanzaro, “non sussistono i presupposti per pronunciare l’incompatibilità e la decadenza di Sangermano dalla carica di consigliere comunale, e lo stesso ha diritto a ricoprire la sua carica elettiva”.

“Quanto è stato fatto a me dagli attuali amministratori è molto grave – ha spiegato l’interessato nel corso di un incontro aperto al pubblico - E’ stata una lotta contro la mia persona e non politica, portata avanti per mortificarmi, senza pensare alle conseguenze economiche per la cittadinanza. Mi dispiace solo che a pagare siano i sandemetresi e non loro”.

E di euro, le casse del Comune si svuoteranno di parecchie migliaia. Oltre 31 mila. 24.870 andranno a Sangermano a titolo di indennità spettante, inclusiva di interessi, 6.612 euro per le spese legali.

Brutte notizie anche per gli altri quattro Comuni dell’Unione Arberia (sciolta nel dicembre 2018): S. Giorgio Albanese, Vaccarizzo Albanese, S. Cosmo Albanese e Santa Sofia d’Epiro, che, con quote diverse, dovranno contribuire a liquidare l’importo complessivo di 80.728 euro.

Il caso Sangermano iniziò nel novembre 2010, quando dal Tribunale di Rossano  all’Unione venne notificato un decreto ingiuntivo che imponeva il pagamento di 53.453mila euro, quale compenso per l’incarico di presidente dell’Ente da lui svolto per due anni.

 I Comuni dell’Unione dall’inizio hanno sempre mantenuto la consuetudine di non elargire alcuna indennità a chi ricopriva la carica di presidente.

 

                                                                                              Adriano Mazziotti