OLOCAUSTO

A riguardo della giornata della memoria per non dimenticare, che ogni anno la ricorrenza determina tante iniziative in tutto il Paese, l’eccidio di tanti ebrei e non solo, conosciuta meglio come Shoah oppure Olocausto, offre mille modi di analisi. I film a riguardo si sprecano, alcuni di essi veramente eccezionali, altri un repertorio scontato, meglio i documentari che approfondiscono figure di primo piano dei nazisti del tempo, ma anche la tragedia immane di un popolo che con la “soluzione finale” sarebbe dovuto scomparire dalla faccia della terra. Percorriamo il viale della consapevolezza che a soffrire non sono stati solo chi ha subito la violenza, chi ha avuto annientata la propria identità, chi non ha avuto più opportunità di raccontare e chi, invece, è riuscita a salvarsi con grande dose di fortuna. Perché affrontare la questione, perché oggi più che mai sono tanti i focolai che in Europa inneggiano ad un passato da ricordare per annullare, perché non si ripeta mai più. In questo viale di percorso psicologico, per capire come l’uomo si è trasformato in demonio e non in angelo, l’immaginario di una razza pura, quella ariana, ci porta a considerare quei figli o nipoti di sopravvissuti, ma anche di chi imparentati ai carnefici ne sono consapevoli. Le testimonianze di discendenti che si sono macchiati di crimini immondi, non riescono a superare le giustificazioni e si portano addosso le colpe di padri e nonni che rovinano il vivere di queste persone che diventano fragili, che sono innocenti, ma che si sentono ugualmente responsabili. Ma come è stato possibile che una nazione abbia potuto seguire con i paraocchi ciò che una dittatura ha inculcato nelle menti di tedeschi che si sentivano padreterni, depositari di giudicare e decidere se vita o morte. Un condizionamento di massa, che con il senno di poi, per la giovane prole cresciuta, nel constatare e prendere visioni dei misfatti compiuti non sanno più quale posizione assumere nell’ambito della storia. Qualche sera fa in tv un documentario non raccontava con immagini , ma ha messo a confronto generazioni di chi ha subito e di chi non sapeva. Per quei figli di nazisti che scoprono il malvagio intento, poi divenuto realtà, di uccidere milioni di persone attraverso le camere a gas, per non entrare in tanti altri espedienti di annullamento della dignità umana, come il solo apparire di un numero identificativo, tutto diventa trasparente di cosa è avvenuto e che i nazisti hanno messo in pratica. Ognuno di questi tedeschi, il quale equilibrio è messo in crisi dall’operato di parenti, si ritrovano a conoscere una verità che fa male, che fanno aumentare i sensi di colpa. Nulla possono più fare, né hanno potuto fare in quel periodo per la giovane età. Si stringono mani tra figli di carnefici e figli che non s’anno spiegarsi com’è stato possibile credere nella distruzione di propri simili, senza alcuna pietà di sorta. Distruggere il corpo, l’anima, l’identità, su queste basi si confrontano parti in causa, di chi ha obbedito a degli ordini e chi quegli ordini li ha subiti senza poter scegliere. Il devastamento di queste menti fanno pensare, fanno riflettere, nonostante la fine della guerra, ancora oggi c’è gente che si porta dietro una situazione difficilissima da gestire nella propria personalità, trasformata da idiologia che hanno ribaltato l’esito finale, perché chi era forte diventa debole e chi era debole è diventato forte. Anche queste persone apparentemente distante, oggi più che mai prendono coscienza di quanto è accaduto e subiscono gli errori altrui portandoli nel proprio cuore, mai giustificandoli e condizionandone la vita. Generazioni che ancora oggi non sanno liberarsi dal rimorso, che vivono in gabbie create dai loro cari che hanno taciuto ogni misfatto, portando loro una carezza dopo aver ucciso nella maniera più atroce persino bambini e utilizzati per esperimenti. Non solo testimonianze, quindi, ma anche gente che conosce ciò che è successo, cosa hanno fatto i loro padri che credevano in quella razza pura che giustificava ogni atrocità e che per quei reati da loro non commessi si sentono vittime senza speranza di poter sovvertire ciò che ormai è diventato storia.

                                                                      Ermanno Arcuri