IL MONASTERO DI SANTA CHIARA IN SAN MARCO ARGENTANO

IL MONASTERO DI SANTA CHIARA IN SAN MARCO ARGENTANO

Partiamo da un dato certo. Chiara d’Assisi, nata Chiara Scifi, è stata una religiosa italiana, collaboratrice di Francesco d’Assisi e fondatrice dell’ordine delle Clarisse: fu canonizzata come santa Chiara nel 1255 da Alessandro IV nella cattedrale di Anagni. Nata il 16 luglio del 1194 ad Assisi, deceduta l’11 agosto del 1253 nella stessa cittadina oggi sede di una tra le più belle basiliche francescane al mondo. Il luogo di sepoltura è la Basilica di Santa Chiara, è patrona di: televisione, telecomunicazioni, coccinelle, ricamatrici, lavandai, doratori, stiratrici e ciechi. Venerata dalla Chiesa cattolica, nata in una ricca famiglia quella degli Offreducci, quando Francesco d’Assisi compie il gesto di spogliarsi di tutti i vestiti per restituirli al padre Bernardone, ha appena dodici anni. Conquistata dall’esempio di Francesco, la giovane Chiara sette anni dopo fugge da casa per raggiungerlo alla Porziuncola. Il santo le taglia i capelli e le fa indossare il saio francescano, per poi condurla al monastero benedettino di S. Paolo, a Bastia Umbra, dove il padre tenta invano di persuaderla a ritornare a casa. Si rifugia allora nella Chiesa di San Damiano, in cui fonda l’Ordine femminile delle “povere recluse” (chiamate in seguito Clarisse) di cui è nominata badessa e dove Francesco detta una prima Regola. Chiara scrive successivamente la Regola definitiva chiedendo ed ottenendo da Gregorio IX il “privilegio della povertà”. Per aver contemplato, in una Notte di Natale, sulle pareti della sua cella il presepe e i riti delle funzioni solenni che si svolgevano a Santa Maria degli Angeli, è scelta da Pio XII quale protettrice della televisione. Erede dello spirito francescano, si preoccupa di diffonderlo, distinguendosi per il culto verso il SS. Sacramento che salva il convento dai Saraceni nel 1243. Primo virgulto delle Povere Signore dell’Ordine dei Minori, seguì san Francesco, conducendo ad Assisi in Umbria una vita aspra, ma ricca di opere di carità e di pietà; insigne amante della povertà, da essa mai, neppure nell’estrema indigenza e infermità, permise di essere separata. Ebbene, leggere la storia dei santi che popolano la Chiesa è qualcosa di meraviglioso, quanti lo fanno? E’ un invito a chi ha del tempo e lo vuole impiegare in modo prezioso, in queste storie si potranno cogliere tutti gli aspetti dell’esistenza e non solo della povertà o dell’obbedienza. Santa Chiara la si ricorda nei film, forte il suo legame con Francesco che la illumina, piange la morte del giovane d’Assisi che ha saputo eliminare ogni scoria per diventare un pilastro del mondo cattolico, ma anche della vita quotidiana di ogni generazione. Questa ampia premessa a testimoniare l’importanza della Memoria Storica (1627-1907) del Monastero di Santa Chiara in S. Marco Argentano di cui ha scritto Stanislao Veltri. Oggi la struttura è sede comunale, ma le ricerche di Veltri ne tracciano la storia della vita vissuta in questa centralissima “casa” abitata dalle Clarisse. Proprio per questo il libro di Stanislao Veltri rappresenta un documento storico di primaria importanza di questa nostra terra che nasconde scrigni di una bellezza non conosciuta o solo da pochi. Stanislao Veltri, ti fa appassionare nella lettura e come scrive in premessa il Vescovo, Leonardo Bonanno: “il lavoro di ricerca del prof. Stanislao Veltri sul Monastero delle Clarisse di San Marco Argentano raccoglie preziose testimonianze di un importante pezzo di storia civile e religiosa della nostra comunità”. Non solo, quindi, l’Abbazia della Matina, il Convento della Riforma di Sant’Antonio di Padova che ospitò il giovane Francesco di Paola, ma anche il Monastero di Santa Chiara. Le ricerche di Veltri, “un dovere di far conoscere una pagina di storia del nostro paese del Secondo Ordine Francescano, grazie ai registri reperiti nell’Archivio di Stato di Cosenza, nell’Archivio Storico Diocesano di San Marco Argentano-Scalea e nell’Archivio Storico Comunale”. La ricerca storica è stata sollecitata dall’intitolazione a Santa Chiara del palazzo comunale di San Marco Argentano, prima che divenisse la sede municipale fu sede originaria del monastero delle clarisse. Per una legge massonica del 7 luglio 1866 sulla soppressione dei beni ecclesiastici, il monastero fu incamerato dal Comune e trasformato in palazzo comunale. Naturalmente il Veltri nel suo libro menziona carteggi, documenti e registri, l’elenco dei titoli e dei beni, degli introiti ed in aggiunta quattro registri del catasto onciario di San Marco del 1754. Perché è importante questo lavoro di ricerca, sicuramente per capire meglio i temi sulla famiglia, molto dolorosi e oggi più che mai di attualità “Questi temi sulla famiglia – scrive l’autore Veltri – mi hanno spinto ancora di più ad approfondire la missione svolta dalle clarisse di San Marco Argentano come anticorpo ai mali sociali del nostro tempo, in difesa della dignità della persona umana e della sacralità del matrimonio e della famiglia”. In questo volume troviamo ciò che ci manca oggi, quei valori che le clarisse mantenevano e che nella società moderna sono sempre più mancanti sino a sfaldare quella “società famiglia” su cui si poggiava la crescita di un popolo circoscritto, della nazione e del mondo. Chi è di ampia veduta si domanderà spesso del perché di un nubifragio sociale, in queste pagine di cui ne trascriviamo alcuni passaggi ci sono ampie risposte e stimoli a riflessioni che ci portano anche alla vergogna e schiavitù della tratta delle donne, del rachet della prostituzione, i governanti non possono restare indifferenti e devono promuovere leggi che tutelino la dignità della donna. A questa sollecitudine bisogna aggiungere un’altra opera benemerita come quella di costituire le doti per le ragazze povere, onde consentire loro di sposarsi. Non conoscere ed apprezzare quanto scrive Stanislao Veltri, ci fa credere a suore o monache che non hanno avuto alcun ruolo o influenza, invece è puramente il contrario e ai nostri giorni si avverte una “ghetizzazione” di ordini monastici che si pensa finalizzati semplicemente ad un mondo religioso che poco ha a che fare con la quotidianità di noi tutti. Ciò pregiudica un rallentamento di sviluppo sociale che accelera in modo virulento in altre direzioni che non si adagiano al rispetto, alla carità, all’amore degli altri, ma che sovrapprezzano l’egoismo. Stanislao Veltri, pone attraverso le sue ricerche tanti interrogativi sociali, non si limita ad una storia da mettere in evidenza, ma è pari ad un trattato sociologico al quale ispirarsi, dando delle risposte alle domande non scritte, ma che scaturiscono da opinioni, dialoghi, dall’amore del prossimo che si apprende dal registro degli introiti ed esiti del 1663 dall’acquisto di un vestito per due zitelle povere dal valore di carlini trenta. “E’ stata una grande opera di misericordia – afferma l’autore Veltri – esercitata dalle religiose clarisse che si inscrive alla maggior gloria di Dio e del Secondo Ordine Francescano e dà lustro alla storia del nostro paese e ai suoi abitanti credenti e non credenti perché come dicevano i latini: verba volant, scripta manent et exempla trahunt, le parole volano, gli scritti restano e gli esempi trascinano”. Dalle preghiere da recitare si passa alla Regola di Chiara d’Assisi con la Bolla di Papa Innocenzo IV “Per questo, accondiscendo alle vostre pie suppliche, con l’autorità del signor Papa e nostra, confermiamo in perpetuo per voi tutte e per quelle che vi succederanno nel vostro monastero e con l’appoggio della presente lettera avvaloriamo la forma di vita e il modo di santa unità e di altissima povertà, che il beato padre vostro Francesco vi consegnò a voce e in scritto da osservare e che qui riprodotta. NEL NOME DEL SIGNORE INCOMINCIA LA FORMA DI VITA DELLE SORELLE POVERE. Osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità. Poi seguono le altre regole, l’XI della custodia della clausura, che oggi più che mai sembra qualcosa di anomalo, mentre la portinaia sia matura come condotta e prudente, e sia di età conveniente. Di giorno rimanga ivi in una cella aperta, senza uscio. Le si assegni anche una compagna idonea, la quale, quando ci sarà bisogno, faccia in tutto le sue veci. La porta sia ben difesa da due differenti serrature in ferro, da imposte e chiavistelli, affinche, specialmente di notte, sia chiusa con due chiavi, una delle quali la tenga la portinaia, l’altra la badessa. E di giorno non si lasci mai senza custodia e sia stabilmente chiusa a chiave. Il libro termina con la Casa religiosa di S. Chiara nella città di Sammarco in Calabria Citra, si susseguono nomi, conversioni, scritture testamentarie, benefattori della Città, Vescovi, con la prima fondatrice suor Chiara Falangola, e di poi nel 1630 le suore tutte in mano di Monsig. Vescovo Caputo; un velo da costui a loro concesso che fino allora distinte non le avea, lo decorò quindi, e più le distinse e portò in fama la oculata recezione di visitar le claustrali e la regola osservanza che uniforme ed austera vi si mantenne. Un grazie al prof. Stanislao Veltri che conosco personalmente, di cui ne apprezzo la sua commovente religiosità, per avermi fatto dono di un suo scritto che mi ha regalato la conoscenza delle clarisse, l’opportunità di apprenderne la storia, soprattutto la distillata capacità di pormi delle domande dopo ogni rigo e trovare in quello successivo l’esaustiva risposta di un documento che anch’esso merita venga custodito nell’Archivio di Stato.

Ermanno Arcuri