IL BASCO DI PAPA’

IL BASCO DI PAPA’

Scrivere dopo aver letto un libro è una meravigliosa invadenza nel proprio intimo per manifestare le emozioni, tutti quei pensieri che pagina dopo pagina hanno affollato la mente. L’autore Mario Iaquinta, bisignanese d’origine, ma cosmopolita nel suo modo di pensare e di essere, con il suo libro “Il basco di papà”, riempie ogni energia che sembrava fosse finita, quella forza che non ti lascerà mai più, che sono i ricordi belli o brutti. In queste pagine in cui trovi storie di un vissuto diretto, che appartiene non solo ad una generazione, ma a tutte quelle che verranno, perché conoscere i personaggi che hanno dato vita a quel vicolo di San Guiovanni e della Piazza del Popolo, ci si può specchiare e conoscere veramente da dove veniamo. Oggi, purtroppo, tutto questo è scomparso, è finito quell’atmosfera, quel tepore, quel respiro di cui si nutriva un centro che ha animato la storia di Bisignano. Tutto è concluso con quei personaggi che avrebbero meritato un oscar per la loro genuinità, per quel profumo incantevole che attraverso le finestre inondava l’agorà e poi in tante occasioni ci sedevamo vicino per gustarne il sapore, ricchi e poveri, giovani ed anziani, buoni e cattivi. Ecco perché vale la pena leggere questo libro di Iaquinta, che traccia sapientemente con lo stile che lo contraddistingue momenti che sono propri, ma che attraverso questa pubblicazione diventano condivisi e chi come me che ha vissuto proprio in quel quartiere è come se il mondo si fosse fermato. Mario Iaquinta, ha avuto con questa forza, farmi sognare, è come scattare una serie di foto per immergermi nei ricordi, in quelle famiglie che un tempo popolavano luoghi che resteranno così impregnati nel cuore, che mai si potranno dimenticare pur vivendo lontano o in altri rioni. C’è modo e modo di leggere un libro e poi raccontarlo, sezionarlo, scandire le parole che l’autore ha voluto marchiare a fuoco per l’eternità. Un libro scritto equivale l’eternità. Non nascondo la mia commozione ad ogni pagina che sfoglio, poi dei sorrisi accompagnano la mia lettura, perché ritrovo la fanciullezza, rivivere situazioni alle quali sei stato partecipe ed a volte anche protagonista. In questo profumo di passato che l’autore ci ha voluto regalare, ha fatto volare la mia mente anche a chi non è riportato tra le pagine, ma che rappresenta l’origine della mia vita, mia madre e mio padre. Sembrava una canzone l’eco nel quartiere di chi ti chiamava, una musica che arrivava sino alle orecchie di un giovane ragazzo che pensava al gioco, era ora di tornare a casa per il pranzo. D’incanto, Iaquinta, illumina, accende una luce con una lampadina di vecchia generazione, che sembra un filmato attraversare quel proiettore che è la tua testa immersa in un patrimonio che cerchi di ritrovare in ogni gesto, in ogni parola che scopri riscopri, che resiste nella fantasia di chi  ha tanti ricordi da non disperderli, perché ci dicono chi siamo. Il basco di papà non è un romanzo, non è un libro, non è una spirale di ricordi, non è il passato che ritorna, ma è quel presente che è in chi ha vissuto un mondo al quale pensa continuamente perché ti manca. Caro Mario, la forza che ti ha sorretto, l’intelligenza che ti ha guidato, l’amore che ci stai affidando attraverso le pagine che hai scritto, sono il dono più prezioso che ci potevi regalare in questo Natale alle porte. Non era con questo spirito che mi sono avvicinato al tuo libro, anzi, in me albergava il terrore di ritrovare solo ricordi e basta, invece, hai scosso ogni più mite emozione, lasciando che il mio pensiero libero tornasse a vagare in quei luoghi a me tanto cari. Ciò che hai messo su carta, senza rendertene conto, è la poesia d’amore più bella, più sensuale, più vera, il romanzo diventa indiscutibilmente un faro da portarci con noi sino all’eternità, perché sono sicuro se un giorno ritorneremo vorremmo rivivere nello stesso luogo, con la stessa gente, anche un po’ detestata, ma che fa parte di noi, di quella vita che tua hai reso eterna, ogni passo in quel vicolo aveva un nome preciso. Attraverso “Il basco di papà” sai dove sei, dove ti muovi, tra chi cammini, guardi le facce e ne vai fiero, orgoglioso di uno spazio che oggi in pochi abitano e che solo tu seduto su un muretto riesci a sentire le voci che si intrecciano, che ti sono familiari, rumori che significavano vita, quel sapere tutto di tutti che oggi manca, perché non sappiamo nulla neppure di chi ci sta a fianco. Grazie Mario, per questa profonda analisi di una società che non esiste più se non nei nostri più intimi ricordi, con il forte desiderio che possa ritornare ad esistere, per l’intera lettura ho chiuso gli occhi ed ho visto lo scandire dei giorni che hai saputo trascrivere.

                                                                                              Ermanno Arcuri

4�y-R�;