ROSE: CANDEGGINA NELLE AMPOLLINE DEL PARROCO
Poteva avere risvolti ben più gravi l’”incidente” verificatosi sabato scorso a Rose durante la celebrazione della Messa pomeridiana nella chiesa di San Pietro Apostolo, in questo periodo che precede la festa di Sant’Antonio e, per tredici sere, si celebra in onore del Santo di Padova. Come di consueto, a presiedere la celebrazione Eucaristica il parroco don Claudio Albanito, a Rose da nove mesi, si è insediato il 16 di settembre dello scorso anno. Dopo il rito della comunione, l’acqua contenuta nelle ampolline viene versata nel calice, come vuole la liturgia, per purificare, acqua che il sacerdote, di solito, beve tutta d’un fiato. Così ha fatto don Claudio che, appena bevuto ha subito avvertito un forte bruciore tanto che, corso in sacrestia ha rimesso e, dopo l’intervento del medico in sede locale, per lui sono state necessarie le cure dei sanitari del 118 che hanno deciso per il ricovero all’Ospedale Civile dell’Annunziata di Cosenza. Nelle ampolline, infatti, al posto dell’acqua c’era, presumibilmente, candeggina o altro liquido similare. Il parroco, dopo le cure ospedaliere, per quello che è dato sapere, dietro sua responsabilità, ha lasciato il nosocomio cosentino per recarsi in parrocchia dove il giorno successivo ha celebrato le Prime Comunioni. Del fatto, naturalmente, è stato informato S.E. l’Arcivescovo Metropolita mons. Francesco Nolè. Per quello che trapela, in chiesa la solita routine, con alcuni fedeli che, come sempre, preparano le ampolline ed il calice insieme all’occorrente per la celebrazione. Così era stato anche sabato scorso. Ora, restano inquietanti alcuni interrogativi: incidente, scherzo di cattivo gusto o, addirittura, un atto compiuto di proposito che poteva avere conseguenze ben più gravi per il sacerdote? Sta di fatto che le signore che hanno preparato per la Messa giurano di aver messo l’acqua nell’ampollina. Del fatto, naturalmente, sono a conoscenza i carabinieri della locale stazione anche se, ad oggi, il parroco non ha presentato formale denuncia. I Militari dell’Arma, comunque, avrebbero già avviato apposite ed opportune indagini senza aspettare la denuncia di don Claudio. Così, i Carabinieri potrebbero avere già ascoltato chi ha preparato per la Messa ed aver disposto l’acquisizione dei filmati delle telecamere esterne alla chiesa che “guardano” una vasta zona, per appurare se qualche “estraneo” fosse entrato nell’edificio di culto nelle due ore scarse che la sacrestia è rimasta incustodita. Don Claudio, originario di Sartano, da diacono è stato al servizio delle comunità di Scigliano e Pedivigliano dove ha proseguito anche con la missione sacerdotale che ha svolto oltre che a Pedivigliano, a Belsito e Grimaldi. Dopo sei anni di sacerdozio è stato chiamato ad amministrare la parrocchia di Rose. “Vengo tra voi col desiderio di servire questa comunità. Non vi sentirete soli” erano state le parole pronunciate dal sacerdote nel giorno del suo ingresso a Rose.
Rino Giovinco