Appello del consigliere regionale Giuseppe Giudiceandrea e dei Democratici e Progressisti a sostegno di Nicola Zingaretti segretario nazionale Pd
Un Partito Democratico nuovo con una diversa idea di Italia ed Europa
Le vicende politiche degli ultimi mesi, in particolare dal 4 marzo in poi, impongono al centrosinistra ed alle forze progressiste, una seria ed attenta riflessione. Le ultime elezioni politiche hanno visto il centrosinistra e in maniera particolare il Partito Democratico precipitare nei consensi e cedere il passo ai movimenti e partiti cosiddetti “populisti”.
Apprezziamo e plaudiamo alle autorevoli adesioni che il progetto di Nicola Zingaretti sta ottenendo in di questi giorni che sono sicuramente dovute alla sincera valutazione che il percorso offerto dal presidente della giunta regionale del Lazio sia quello identitariamente più condivisibile. Come Democratici e Progressisti abbiamo scelto, sin dal primo appuntamento della Piazza Grande voluta da Nicola Zingaretti, di sostenerlo alla guida del Partito Democratico. Nel pieno rispetto, dunque, delle posizioni di ciascuno, parteciperemo alla competizione entusiasmante delle primarie aperte per la scelta del segretario nazionale proseguendo decisi su questa strada. Riteniamo apprezzabile lo sforzo, purché si scelga di parlare finalmente (chiedendo quando serve anche scusa), a chi le mura dei circoli ed il voto al nostro partito lo aveva abbandonato da tempo.
Oggi la sinistra, che storicamente ha rappresentato le classi più in difficoltà, è percepita come un’organizzazione sempre più lontana dalle esigenze della gente. Questo può paradossalmente rappresentare il pungolo decisivo per tornare a discutere e far discutere di temi che condizionano la vita della gente in maniera tangibile, abbandonando inutili e sterili discussioni che, nel corso di questi anni, hanno permesso al Movimento 5 Stelle e alla Lega di cavalcare il malcontento generato dalla politica, avanzando promesse che oggi si stanno dimostrando irrealizzabili e che, anzi, stanno lasciando alle nuove generazioni un Paese più povero, ingiusto e iniquo. La sinistra per ripartire deve abbandonare quella che proprio Nicola Zingaretti definisce «egocrazia» e tornare a discutere insieme, abbandonando la lotta fratricida; rimettendo in campo la questione della giustizia sociale e gli individui prima degli esponenti della politica. Abbiamo l’esigenza di portare il Paese in una nuova stagione interrogandoci su ciò che non ha funzionato in questi anni, non rinnegando il passato ma, dallo stesso, trarne nuova linfa per tornare ad essere credibili e recuperare il consenso dei compagni e delle compagne che delusi ci hanno abbandonato, rifugiandosi in un’idea che nelle aspettative prometteva un mondo nuovo ma che, in realtà, si sta dimostrando un ritorno ad un passato che non possiamo e vogliamo immaginare.
Il nuovo progetto della sinistra deve ripartire dal rinnovamento della classe dirigente che deve essere credibile e che punti all’investimento nel campo del lavoro, in maniera particolare nel Meridione d’Italia, dove la disoccupazione ha raggiunti livelli non tollerabili per un Paese che vuole definirsi civile.
Occorre ricucire i rapporti con il Sindacato e riaprire le porte del partito a tutte quelle associazioni che pur facendo politica sui territori, sono state tenute lontane più dal nostro atteggiamento che dalle cose che abbiamo fatto o omesso. Bisogna, infine, riuscire a cambiare la rotta di quei venti migratori che stanno spingendo i giovani a lasciare il sud. Partire non deve più essere una necessità ma, nei progetti del nuovo centrosinistra, dovrà essere solo una scelta. Il sud, e la Calabria in maniera particolare, con le politiche che il nuovo Partito Democratico rigenerato dalla discussione del congresso del Marzo prossimo dovrà attuare, torneranno ad essere attrattivi non solo per i turisti, ma soprattutto per quelle persone che, costrette ad emigrare vorranno tornare a casa con l’entusiasmo di chi vuole ripopolare la nostra bella terra.
La questione dell’ambiente, (con la tutela del verde, la riduzione della produzione e dell’uso della plastica, l’ambizioso progetto dei “rifiuti zero” che permetterebbe di ridurre al minimo l’uso delle discariche e degli impianti di smaltimento), non può che essere in cima agli obiettivi della sinistra. Una sinistra rigenerata, pronta ad uscire dai salotti del potere per far ritorno nelle periferie dove si è avvertita e si avverte maggiormente la crisi economica e dove la forbice delle disuguaglianze si è allargata a dismisura.
Il tema culturale non può essere marginale: c’è bisogno di tornare ad investire nella scuola pubblica, incentivando la figura dell’insegnante come educatore e correggendo i difetti del “Buona scuola”. Secondo uno studio pubblicato sul sito di Eurydice, l’Università italiana è assai lontana da quella delle altre nazioni europee più avanzate per quanto riguarda il diritto allo studio e il finanziamento della ricerca. Tutto questo nonostante l’Italia vanti altissime personalità e scienziati che occupano posti apicali negli istituti riconosciuti a livello mondiale. Ne è un esempio concreto la professoressa Fabiola Gianotti che oggi dirige il prestigioso Cern di Ginevra. Noi dovremo puntare in maniera convinta, e senza esitazioni, a investire in questo ambito.
Costruire l’Europa socialista e, quindi, delle persone non dovrà essere più un mero ritornello ma dobbiamo impiegare le nostre energie per far comprendere la valenza dei principi preziosissimi del libero transito di persone e merci oltre i confini nazionali, di una moneta unica forte, che dona forza ai Paesi membri, ma soprattutto al valore primo e supremo che Altiero Spinelli ha voluto raggiungere con l’Europa Unita: la Pace fra le nazioni. Per questo occorre far crescere la “passione” nei confronti dell’Unione degli Stati Europei, far comprendere che questa non si occupa solo di economia e, soprattutto, che mostri la bellezza dell'abbattimento delle barriere mentali prima ancora di quelle territoriali.
Volgendo lo sguardo verso Riace, piccolo paesino della Calabria, che negli ultimi tempi è tornato argomento sui media mondiali, troviamo il più interessante progetto di accoglienza e integrazione che qualcuno, troppo incline all'odio e poco alla fratellanza, sta cercando di smantellare. Non dobbiamo sottovalutare la questione della sicurezza, ma sarebbe un errore imperdonabile, accostare questo tema come sinonimo dell’emergenza immigrazione.
Un dato tristemente significativo ci arriva in merito alla violenza perpetrata contro le donne, una piaga che colpisce troppi luoghi del mondo. In Italia il dato è mostruosamente alto: una vittima ogni 72 ore e non è un dato ascrivibile al problema dell’immigrazione: si rischierebbe di banalizzare un tema che invece è drammatico. Non è ascrivibile all'immigrazione, inoltre, l’allarme bullismo che la politica non riesce ad affrontare in maniera concreta. Sono due problemi sociali di cui dobbiamo farci carico fin da subito e di cui il prossimo congresso del Partito Democratico dovrà discutere se vuole realmente ripartire. Un partito aperto a tutti e tutte, che torni ad esercitare la sua funzione pedagogica in grado di formare le future classi dirigenti. Il partito che dobbiamo ricostruire, deve lottare contro le ingiustizie, promuovere la redistribuzione della ricchezza ed il miglioramento del welfare e rimettere al centro della sua agenda l’essere umano in quanto tale e non come mero consumatore.
Un partito in cui le donne possano essere protagoniste al pari degli uomini ed al quale i giovani possano sentirsi orgogliosi di appartenere, che crei entusiasmo ed esca dalle tenebrose e grigie stanze.
Di questo bisognerà discutere e non più di correnti e altre paroloni che le persone, impegnate a sopravvivere a troppi problemi quotidiani, non capiscono più e non hanno alcun interesse a comprendere.