OGGI UNA LETTURA UNA RIFLESSIONE

Oggi è una brutta giornata meteorologica, non sembra affatto primavera, anzi ha i colori e il profumo della terra dopo le prime piogge autunnali. E’ finito il tempo in cui a maggio si stava in maniche corte, ora c’è bisogno ancora del soprabito. Quante cose cambiano. E cambiano anche nell’ambiente più che mai inquinato dall’uomo che si commuove vedendo in tv lo spiaggiare di pesci che nel loro stomaco hanno plastica a non finire. Ma è solo un momento, poi c’è la pubblicità e tutto diventa bellissimo, accattivante, l’irrefrenabile voglia di possedere l’oggetto pubblicizzato, salvo poi rendersi conto dell’inutilità. Bene, in questa armonia mondiale viviamo tutti. I soli fortunati sono quelli (ormai pochi) che ricordano i tempi d’un tempo antico, la terra fertile vangata e non industrializzata. Eppure è possibile mettere assieme due tipologie: politica e sport, meglio dire calcio. In effetti è proprio di questo che vorrei incentivare la riflessione di quei lettori che si soffermeranno su questo pezzo. Ciò che non si cambia mai è unicamente la squadra del cuore. Nel bene o nel male, vittorie o sconfitte si resta juventini, interisti o napoletani a vita. Ma non è così in politica, dove il trasformismo è più che mai di moda, dove si imposta l’azione da destra si passa lungo al centro, invenzione sulla sinistra ed è goal assicurato. Si è tutto tranne che se stessi. Eppure basta vincere ed assicurarsi una poltrona. Sarà che le generazioni cambiano, ma le poltrone restano. Sarà che la gioventù di oggi guarda diversamente le cose. Sarà che dobbiamo rassegnarci di essere superati, la nostra mentalità non sarà mai vincente, ma senza ipocrisia. In Italia si passa dal centrodestra al centrosinistra, poi ai gialloverde e chissà cosa si inventerà domani, risultato: nulla cambia per restare tutto uguale e si vive gattopardoscamente convinti di abitare nel Paese più bello del mondo. Lo è effettivamente, ma in Italia non si ride più e quei pochi che lo fanno non ci riescono neppure tanto bene, stiamo diventando apatici dove tutto è scontato, imbruttiti da paure, da astio, da pericoli e da una crisi insopportabile. Piccoli centri, che andrebbero riuniti in agglomerati più grandi se veramente si vuole ridurre le spese, ci sono ancora posti dove i votanti non arrivano a mille per decidere un governo. Ma siamo l’Italia dei Comuni e quindi si va avanti così. Comunque, dopo i festeggiamenti popolari arrivano le prime crepe, alcune si riescono a tamponare faticosamente, altre, invece, peggiorano la situazione e si giunge alla disfatta. Di questo percorso ne sanno qualcosa i Comuni di Acri e Bisignano, ma sono solo un esempio. Si è votato lo scorso 26 maggio per le europee, si registra un plebiscito della Lega, in calo il M5S, in ripresa il Pd, ma cosa cambia veramente? Proprio nulla, perché era così anche con il Pd fortemente al governo dove le promesse si sprecavano. L’uomo è animale che si adatta e lo fa soprattutto in politica, perché le maggioranze si decidono cambiando parere nella speranza che possa cambiare in meglio la qualità della vita. Si soffre per la propria squadra che perde sperando nell’anno prossimo, mentre si cambia il partito al soffiar del vento. Non c’è più un credo in cui si crede, ma solo l’entusiasmo e la speranza del momento. E’così anche per le amministrative, in alcuni paesi ancora fiducia agli uscenti (vedi alcuni casi come San Marco Argentano, San Giorgio Albanese, Vaccarizzo, Lattarico, San Bendetto Ullano, Momgrassano, Santa Caterina Albanese, Aiello Calabro, Cerchiara di Calabria, Morano Calabro, San Basile, Tarsia), in altri comuni si ritorna al passato, si riprendono la leadership chi ha governato tempo fa (vedi Castiglione Casentino, Altomonte), c’è poi il volto nuovo ma in continuità con l’amministrazione precedente (Rota Greca) oppure chi sceglie la novità, il nuovo (Santa Sofia d’Epiro, Rose, Torano Castello, Aprigliano, Cervicati). Solo alcuni esempi di vita quotidiana del momento alla stessa stregua del pallone che mantiene in generale ogni interesse italiano. Chi sarà il nuovo allenatore della Juventus? A far parlare tanto anche le dimissioni di Rino Gattuso da mister del Milan. Qua ci vuole un approfondimento per il calabro Ringhio. Ecco un esempio di “dignità”, Gattuso dopo un anno in cui ha dovuto combattere contro i mulini al vento, lasciato da solo con il problema Higuain, con i tanti infortunati che non hanno mai giocato per tutto l’anno, con le continue pressioni di essere sollevato dalla panchina, con il passaggio di proprietà della società. Insomma, ne ha dovuto sopportare e superare tante, non ultimo i problemi di spogliatoio. Alla fine cosa fa Ringhio? Si dimette, rinuncia a due anni di ingaggio e parecchi milioni di euro, ringrazia e toglie il disturbo. Il suo attaccamento alla maglia del Milan lo ha dimostrato in campo da giocatore e con i fatti anche ora. Ecco un esempio da imitare, sempre a metterci la faccia, a prendersi le responsabilità ad ogni partita, ma quanti meriti ha Gattuso? Tantissimi, visto che il Milan cambia in continuazione non solo allenatore, ma anche chi gestisce la società, insomma è un vero rebus lasciato in eredità da Berlusconi che ha vinto tanto, ma vendendo a chi non si sa. Ci sono esempi in politica alla Gattuso? Speriamo bene per tutti i neo eletti, che sappiano non dimenticare cosa vuol, dire “bene comune”. Per i tantissimi sportivi, pardon tifosi, il ricordare di non cambiare casacca ad ogni alito di vento politico, ma di mantenere la stessa coerenza della fede della propria squadra e se così non può essere, di cambiare maglia da interisti diventare juventini in coerenza come si fa in politica. Nel frattempo sui social gira una foto che a Fiumefreddo Buzio dal balcone comunale, tra la bandiera italiana ed europea, un eletto fa il saluto nazista. Torneranno quei tempi dopo 70 anni? Godiamoci stasera la partita del cuore all’insegna dei valori della solidarietà con il preciso scopo di raccogliere fondi sulla ricerca. Buona riflessione a tutti i lettori!

                        Ermanno Arcuri