SIPARIO CHIUSO A SANREMO MA CON POLEMICHE
Non è una novità, il festival della canzone italiana ha sempre portato con se polemiche che a votazione conclusa si sono sempre accentuate. In un concorso c’è chi vince e c’è chi perde, sono troppi gli investimenti che sembra non basta partecipare, ma l’importante è vincere. La 69 edizione appena conclusa non smentisce affatto quel sistema esistente di criticare a prescindere, ma questa volta si sono mostrati tanti limiti che ne fanno della kermesse canora motivo di diatribe. Per la Rai che ha molto investito su Sanremo, riportando in auge un festival che ha avuto alti e bassi, trovando le persone giuste per portarlo avanti senza se e senza ma. Dal dittatore al dirottatore cambia poco, infatti, se il festival lo scorso anno ha avuto un grande successo, nel 2019 è calato di qualche milione di spettatore. Le serate erano fotocopie dello scorso anno, se nel 2018 erano delle novità, questa volta il tutto sapeva di visto e rivisto. Se si escludono alcune performance di Claudio Baglioni con cantanti quale Fiorella Mannoia, oppure la grande interpretazione di Serena Rossi che ha promosso la fiction della Rai su Mia Martini, tutto il resto è sembrato togli Savino e metti Bisio, togli Hunzinger e metti Raffaele, il risultato però è molto diverso. Il palcoscenico sanremese, come dicono tutti emoziona, è un grande momento in eurovisione per farti conoscere, ammirare ed apprezzare. Anche quest’anno al centro è stata la musica, quindi la melodia italiana. A vincere però non è stata la tipica canzone italiana, ma un brano che al massimo può andare bene per le radio. Nulla da obiettare al cantante, che si è visto proiettare al primo posto senza speranza, ma così è stato. La giuria è rea di aver votato male. Ma quale di giuria? Quella popolare, quella artistica, quella critica, quella giornalistica ecc. ecc. la canzone di Loredana Bertè sembrava la più adatta a coniugare bene musica e parole, ritmo e ritornello orecchiabile. Insomma aveva tutto, difatti, ogni interpretazione della Bertè ha avuto la standing ovation da parte degli spettatori in teatro. La Bertè finisce fuori dal podio, arriva quarta, mentre al terzo posto si classifica il Volo ed alcuni giornalisti in sala stampa esultano, quasi tifassero per una squadra estera che batte una italiana perché non è la propria. Deontologia professionale che diventa tifoseria personale, succede che è una caduta di stile che infanga l’intera categoria che si deve limitare a raccontare le giornate e le serate sanremesi ma senza partigianeria. E così anche Ultimo dato per vincente arriva secondo e s’incavola anche lui, si forma un gruppo di cantanti che proprio non va giù il modo di votare da una giuria che paga anche il costo del voto. Insomma, la votazione finale annebbia ciò che di buono è stato fatto in questo festival 2019 e sembra proprio che sarà l’ultimo di Baglioni. Capire il meccanismo di voto è sempre più arduo, ma non dovrebbe essere così se si pensa che un campione molto vasto di telespettatori indicavano la Bertè favorita a vincere. Se fosse andato così nessuno avrebbe avuto modo da dire nulla se non le solite scaramucce post-voto, anche il vincitore di oggi ne sarebbe uscito meglio, mentre si carderà solo nella classifica generale, ma le canzoni che saranno più canticchiate sono altre e li sentiremo nei prossimi giorni. Ne escono tutti con le ossa rotte, la Rai che ha investito tanto e che il tutto cade proprio nella “virilità” del voto, che c’è chi afferma diventa un 18 politico. Sanremo tornerà il prossimo anno per festeggiare i 70 anni e sarà dura per chi dovrà mettere su una kermesse unica che però dovrà essere trasparente per essere credibile…dalle ultime notizie pare che i vertici Rai hanno capito che il voto popolare deve andare alla canzone popolare e non influenzato dalla giuria di qualità di cui pochi hanno influito sulla vittoria finale e delle altre posizioni.
Ermanno Arcuri