Ricevere una pubblicazione ho imparato a considerarla un dono di Dio. Qualsiasi argomento tratta, perché c’è del bene in ogni pagina dovuta all’autore che esprime in concetti ciò che la vita in esperienza e conoscenza gli ha fornito, come se fosse una biblioteca a cielo aperto. Ho già scritto di Antonio Strigari sulla prima versione di “Verdi Germogli”, ora tocca dare il mio contributo alla seconda edizione 2025 riveduta. Il libro si legge non come un treno che ferma a varie stazioni, come suggerisce l’autore di 85 anni nel raccontare la sua vita, ma le pagine, sin dalle prime e autorevoli penne del mondo culturale, mi hanno suggerito un metodo diverso, cioè imbarcarsi su una canoa e farsi scivolare dove ti porta la corrente del fiume, anche le rapide se occorre. A volte sarà tranquilla la navigazione e potrai osservare la natura che domina come Madre terra, a volte, toccherà reggersi bene per non essere travolto dall’impietosa corrente che fa scorrere le acque sino alla cascata. E’ questa la prima visione del libro autobiografico in cui Antonio si racconta, ma Dio ha riservato per ognuno di noi varie tappe, varie prove prima di raggiungere, come sembra all’autore, l’ultima stazione. Io, invece, rappresento il momento con la canoa in bilico sulla cascata, sembra vada giù eppure resta a protezione dell’artista che non solo è scrittore e poeta, ma anche critico letterario e artistico. Un uomo completo? No, nessuno è perfetto su questo mondo, però chi si avvicina a Dio rasenta la gioia di sapere di approdare nel porto sicuro del Signore. In questo percorso irto, più pianeggiante in altri, c’è anche da annoverare le stazioni delle conoscenze, delle amicizie, degli affetti familiari e non, frutto di un lavoro interiore che solo pochi esseri umani fanno restando fedeli in un vagone, scegliendo di scendere solo in poche stazioni per breve tempo. Da quell’imbarcazione che prosegue, quasi in parallelo, le rotaie del treno sembrano scivolare sulle acque, vivere le stesse emozioni. Non è proprio così, perchè lungo il torrente non ci sono luoghi di ancoraggio, c’è solo un’ampia veduta di un panorama unico al mondo con alberi secolari, fauna che ti fa festa e la certezza che ti porterà nel posto di fine corsa identico allo scorrere delle rotaie, solo dopo aver attraversato la foresta lussureggiante e misteriosa che narra ogni episodio della tua vita. Con questa consapevolezza ho scelto di leggere le 202 pagine dedicate da Antonio a sua moglie Elvira, ai figli Lidia, Giuseppe ed Emanuela. Probabilmente l’amico Antonio nella lettura di questo pezzo penserà che è stato Dio a farci conoscere, anzi, sono convinto che lui ne è convinto, però è difficile pensare dopo tanti anni vissuti in lungo ed in largo, il suo treno si fermasse nella stazione in cui un umile menestrello di notizie è lì ad aspettare chi o cosa per appurare la realtà degli eventi che si stanno verificando quotidianamente. E se in quella stazione ben riammodernata, con un treno che da vapore oggi sfreccia ad alta velocità, ricevo il libro della Vita di un caro amico, mi ritrovo sull’imbarcazione senza poter scendere se non prima di aver letto l’intero contenuto. “Verdi germogli ti cambierà la vita”, sono queste le parole di un uomo che ha consacrato la vita al Signore Gesù Cristo. Perché ho scelto due vedute contrastanti e parallele, il treno e la barca, perché pur restando fedele al contenuto, alla veridicità del racconto, per chi legge e si fa trascinare nell’evoluzione dell’uomo, del professionista, dello studioso e del religioso seguace di Cristo, emergono sempre delle spigolature che ti permettono di fare delle domande ulteriori di approfondimento. I libri autobiografici sono quelli più difficili da trattare, perché ci si deve fidare della sincerità che si evince pagina dopo pagina. Forse resterà deluso l’amico Antonio, ma il suo libro, scritto non da altri ma da lui stesso, l’ho letto a più riprese. La curiosità di andare avanti capitolo dopo capitolo era tanta, ma mi sono imposto un tempo di riflessione per assimilare meglio i capitoli ad iniziare dall’estate al mare, un incontro sconvolgente, l’amore che entra nel cuore di un tredicenne. Iniziamo proprio da questi rami di verdi germogli a sottolineare il pensiero dell’autore: “In questo il tempo, o meglio il Buon Dio, fu poi, pian piano, mio maestro”. Mi domando: e se Antonio avesse scritto questo testo ancora più giovane, chi sarebbe stato il suo maestro? Le mie sono piccole provocazioni, proprio perché, Antonio Strigari conosce che non mi sono mai limitato a copia e incolla. Basterebbe riprendere le prefazioni di Patitucci o di Napolillo, mettere delle frasi virgolettate e l’argomento si chiuderebbe in poco tempo. Invece, scelgo sempre di andare “oltre”, dove, non lo so neppure io, mi lascio trasportare dal corso del fiume, perché ogni uomo ha le sue stazioni e la fermata unica senza possibilità di fare il biglietto di ritorno. Ciò che prevale nell’uomo fuscaldese Antonio sono i suoi molteplici interessi, il linguaggio forbito che cattura l’attenzione, la sua espressività nel raccontare barzellette, l’esperienza accumulata in Italia quale Capo area della Compagnia di Assicurazione che gli permette ancora oggi di divulgare alcune ricette che ha provato in ristoranti noti nelle regioni in cui ha operato. Mi chiedo: perché leggere tutto d’un fiato un libro che vale la pena sorseggiare come se fosse un vino d’annata tra i più importanti e costosi? “Chi sei? La vita? Non ti resisto, so il tuo nome…Amore”, sono gli ultimi versi de “La tua presenza”. Pur attraversando anni di dolore, risulta caratteristico l’iter della prima e unica lettera in cui c’era “la mia anima nuda”, finita nelle mani del preside che ha rimproverato la destinataria per la missiva amorosa indirizzata a scuola. No, “che strazio!”, pensa cosa sarebbe stato oggi quel tentativo, probabilmente la presa in giro per non saper fare di meglio per conquistare una ragazza. Scrivere oggi per il tempo che fu è senza alcun dubbio complicato, perché ciò che era importante 60-70 anni fa, oggi risulta obsoleto o meglio ancora insensato. Ma sono intriganti i ricordi giovanili che ci portiamo dentro, basta una piccola scintilla per ricordare particolari che sembravano ormai sopiti per sempre. Sono poche le sorprese belle, spesso sono amare e la nuova estate arrivò e con essa la ragazza assieme al suo fidanzato di Firenze e Antonio che resta al palo. Non è facile scrivere dei propri amori a distanza di molto tempo, meno ancora dopo aver costituito una sana famiglia, ciò lo penserebbe chi non è in grado di misurarsi con sé stesso, eppure l’uomo Strigari passò da credente cristiano a quasi ateo per trovare nelle Sacre Scritture la via Maestra che porta al Signore Iddio. Mi scuso con il principale lettore del mio scritto e con i soliti che seguono i miei pezzi, la lunghezza dell'articolo è un sacrificio, me ne rendo conto perfettamente, ma sarebbe disonesto sintetizzare la storia di chi è riuscito a voltare pagina con la vita continua…, anche perché i capitoli del libro sono frutto d’esperienza e d’insegnamento per chi ha la pazienza di arrivare sino in fondo. Sorvolo sugli amori, un capitolo adatto ai giovani di oggi che sembrano aver smarrito la galanteria del corteggiamento per le donne, mentre una volta era difficilissimo il solo avvicinarle. L’ufficiale Antonio Strigari, giovane militare ha messo in mostra il fascino della divisa e mietuto amori, specie nel trapanese, ma come il detto dice: moglie e buoi dei paesi tuoi e così ha deciso che era meglio sposare la sua Elvira che, dopo aver letto Verdi germogli, è stata ed è ancora una santa donna per il suo Antonio che oggi mostra tanta esuberanza dialettica, interessandosi, anzi infiammandosi, come un bambino di ieri per ogni iniziativa da aggiungere al proprio curriculum. Volutamente ho scritto bambino o giovane di ieri, perché quelli di oggi fanno i capricci per il giocattolo elettronico più costoso e alla moda, mettendo in croce i genitori sempre meno capaci del loro ruolo di educatori. A proposito di croce, mi soffermo più dettagliatamente sul capitolo della testimonianza di fede dell’autore che a 23 anni a Cosenza è stato folgorato dalla predica di verità. Si invidia sia il coraggio di mettersi a nudo, ma soprattutto constatare come Antonio ogni qualvolta parla delle Sacre scritture si sente leggero, una fede viva l’ha cambiato credendo in Gesù Cristo. E proprio per questo ho voluto inviargli un filmato che approfondisce del perché Gesù ha fatto trascorrere ben quattro giorni dalla dipartita il suo amico Lazzaro per poi riportarlo in vita. Erano necessari quei giorni perché nessuno mai era ritornato dall’aldilà dopo trascorsi quattro giorni. Il Cristo ha voluto dare esempio che Dio ha il potere anche sulla morte. Crea il corpo e lo spirito, spirito che torna a sé da ognuno di noi poveri mortali. E per quattro giorni lo spirito di Lazzaro che fine ha fatto? Alla casa di Giacobbe, dove vanno gli spiriti eletti prima di raggiungere Dio, sarà questo un altro argomento da trattare con l’amico Antonio. Apprezzo tanto la stesura del testo Verdi germogli, non è solo una dispensa autobiografica, è il racconto dei ricordi e per metà volume dedicato alla conversione in Cristo. Il Cristo che vince la morte, dopo aver fatto tanti miracoli riporta in vita l’amico Lazzaro e preannuncia in questo modo anche la Sua risurrezione dopo tre giorni dalla crocifissione. Senza alcun dubbio, Antonio Strigari, ha portato nel gruppo che frequentiamo un germoglio che stiamo coltivando, affrontando tematiche religiose o meglio spirituali per fare chiarezza per amore della verità. Per questo risulta molto complesso l’analisi di un libro in cui c’è un po' di tutto, dagli amori alle illusioni di cambiare il mondo, dalla freschezza giovanile ad una vecchiaia ancora più fanciullesca, grazie, appunto, per aver sposato gli insegnamenti del Salvatore che sono dispensati nei Vangeli. E se per Antonio i versetti non sono un rebus da decifrare, per tutti noi che non abbiamo la sua specifica preparazione, diventa abbastanza complicato seguirlo in interminabili discussioni sull’argomento che pone la fede al centro di tutto e di tutti. Nelle pagine ci sono i figli, i momenti che dimentica il Signore e il bisogno della presenza di Dio. Gli ostacoli che sembravano insormontabili e diventano altra cosa con il ritorno al Signore in cerca di soccorso. Ha vissuto un miracolo con la figlia e questa esperienza ha segnato profondamente l’uomo imperioso, il militare affascinante, il papà pronto a tutto per un figlio. Da questa fortissima esperienza provata da vicino deriva la sua devozione quotidiana alla voce: “Ricordati, figlio mio, ieri mi hai invocato ed io ti ho mostrato la mia potenza; ora, se non credi sei perduto”. Forte di questo sentimento Antonio fa proseliti di amore, travalica i recinti altrui, predica l’amore per Cristo Gesù venuto al mondo per salvare i peccatori, lui per primo. Sono tanti gli aneddoti ai quali affida il messaggio personale, una lettura continua ridurrebbe l’assimilazione dei linguaggi in cui si esprime l’autore del libro, perché in realtà sono diversi e differenti gli argomenti pur confluendo unicamente allo Spirito Santo che ha ispirato anche questa, come altre, pubblicazioni. Non affondo su argomenti già trattati in un mio precedente articolo, perché di cose ce ne sarebbero tante da dire dopo la lettura di ogni pagina, come per esempio il suo Battesimo, che concede all’uomo potenza, capacità di vegliare e discernere ciò che entra nel proprio cuore “al fine di rifiutare quello che non proviene da Dio”. Più che un libro autobiografico considero Verdi germogli un volume spirituale, in cui la presenza di Dio è costante, la conversione, l’uomo perduto, battezzarsi, lo Spirito Santo e tutto il resto. Ci vuole tanta fede per scrivere un libro di fede, ciò che prevale è la figura del Cristo che diviene guida perenne: “ma ti devi abbandonare e non devi più lasciare che il tuo cuor ti guidi al posto del Signore Gesù il Cristo”. E qui si aprirebbe un contenzioso sul fatto che ci si affida in tante occasioni al cuore: per l’amore, la comprensione, la carità, etc etc, quindi sarebbe in contrapposizione con il Signore? Il dibattito che offrono le pagine può essere molto ampio, sia affrontando “la nuova vita” che “l’esperienza di Vita Cristiana”, la rivelazione giunge da Dio agli umili di cuore. Ho trovato nella prima, seconda e terza profezia dei racconti particolareggiati che andrebbero letti, perché segue la voce del Signore, le cui risposte giungono in soccorso, ancora una testimonianza come l’autore Strigari non abbandona mai, sin dalle prime pagine, la narrazione che sembra un romanzo e che, invece, è vita reale con i suoi eccessi e difetti, ma anche con la liberazione di essi. E’ indubbio che dalla lettura ne esce un quadro molto significativo della personalità del protagonista, in questo caso usa sapientemente le parole per raccontare della potenza liberatrice del Signore, e lo fa senza accorgersene anche con i dipinti, meglio dire i ritratti, dove ogni pennellata è come mettere a nudo quelle persone come fa con sé stesso. Nel libro ci sono testimonianze e falsi profeti, poiché lo stesso Satana si traveste in angelo della luce. Antonio Strigari accende una luce, lo fa sia se è giorno o notte, il suo faro non lo usa per i naviganti, ma per ognuno che vuole vedere e ritrovarsi nell’eternità con chi ha Creato dalla polvere il corpo dell’uomo che “affitta” l’anima per gli anni terreni. Le difficoltà di un uomo giovane sono quelle che ognuno incontra, il raggiungimento di una posizione sociale è dovuta alla preparazione e formazione con un pizzico di fortuna. Per alcuni, tanti del sud, c’è stato bisogno dell’esodo per le Americhe, perché di esodo si è trattato e non di semplice emigrazione; per altri l’affermazione sociale è avventa nel Belpaese che ai tempi attuali sembra molto sbiadito. I racconti personali rappresentano la forza di questo libro, perché dando voce a quelle storie mette in luce la vera fede, chi cercava la via e la trova. Gesù disse: “io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”, mi sembra che questo finale dell’articolo possa bastare a (sintetizzare-malgrado la lunghezza) ciò che ha scaturito la lettura di un libro prezioso non solo per l’autore, ma anche per chi ha la fortuna o la scelta di leggerlo ed approfondirlo seriamente. Attraverso le Scritture si può scegliere l’obbedienza della fede dell’Evangelo di Dio, ma quanti lo fanno realmente? Torniamo alla semplicità: allargare agli altri le nostre braccia come ha fatto il nostro Redentore sulla croce; aprire a tutti il nostro cuore; smettere di giudicare; smettere di insuperbirci; accettare di abbassare noi stessi; vivere in pace; togliere dal nostro cuore ogni carnalità; vivere in umiltà e mansuetudine; in pratica vivere in santità, poiché Gesù Cristo ce ne ha dato la possibilità mandando il Paracleto (Consolatore – Spirito Santo). E se non è chiaro a quale religione appartiene Antonio Strigari, basta sfogliare direttamente a pagina 183 per trovare: “Non appartengo ad alcuna religione, ma a Cristo Gesù”. E’ un peccato, Antonio sarebbe stato un buon Pastore per il suo gregge! Ermanno Arcuri

