L’ECUMENISMO VISSUTO

Salvatore Belsito, è un sacerdote bisignanese ed è parroco della comunità di San Giorgio Martire in Serricella di Acri. Don Salvatore è l’autore del libro edito da Progetto 2000 dal titolo “L’ecumenismo “vissuto””. È la storia del frate cappuccino Callisto Lopinot, cappellano del campo a Ferramonti di Tarsia. Nel leggere le pagine si scopre molto di più di una storia, che valeva la pena mettere in luce attraverso la pubblicazione di un libro, perché si conosce meglio anche la figura dell’autore, il carattere, la capacità, l’entusiasmo, la sapienza e la spiritualità di don Salvatore, che si può sintetizzare nelle parole che fa sue di San Paolo per lodare il Padre della misericordia. Risulta, invece, difficile semplificare un buon testo, che andrebbe segnalato alle scuole, diventa maggiormente difficile riuscire a dare un giudizio o quanto meno descrivere  la dottrina sociale cristiana che è intrisa in ogni pagina se non ti fai coinvolgere totalmente. Sin dai primi capitoli, è chiaro cosa significasse il campo di Ferramonti, di cui tanto si è scritto, padre Callisto Lopinot, detenuto coi detenuti lo testimonia. L’autore ricorda il nonno sarto che condannava ogni forma di razzismo, chiamato al campo proprio per il suo mestiere. “Da sacerdote – scrive l’autore Belsito – mi è sembrato naturale approfondire la vita del campo, avendo in testa i racconti dei nonni e quello ancora della mia mamma”. Così don Salvatore si è imbattuto nella figura di padre Callisto Lopinot, frate cappuccino chiamato a svolgere il ruolo di cappellano e assistente spirituale. Fu il padre di tutti e il testimone della carità pastorale di Dio. Secondo l’autore, padre Callisto è una figura attuale, la cui opera è rimasta emblematica per ogni tempo. Il libro si divide in quattro capitoli e un’appendice. Il primo tratta della posizione della Chiesa di fronte al razzismo e all’antisemitismo; il secondo, descrive la nascita del campo di concentramento di Ferramonti e la figura di padre Lopinot; il terzo capitolo prende in esame le due Relazioni del padre cappuccino e il quarto racconta la storia di un’opera del pittore Michel Fingesten internato a Ferramenti “il martirio di San Bartolomeo”, dipinto custodito presso il Museo di Arte Sacra a Bisignano. L’appendice comprende il testo completo del diario di padre Lopinot dal suo arrivo a Ferramenti l’11 luglio 1941 fino a dicembre 1944, quando il campo smobilitò. La pubblicazione arricchita da foto in bianco e nero, ci parla di argomenti che molti documentari trattano ancora oggi, che raccontano gli anni del fascismo e nazismo. Un periodo tragico, che malgrado i milioni di morti in una guerra che sembrava senza fine, affascina e stupisce i giovani di oggi. Erano tempi delle leggi razziali, tutto vero non un video gioco, per questo il libro di don Salvatore Belsito è opera storica, un percorso di avvenimenti visto dalla parte di chi indossava la tonaca. Dalle regole della vita nel campo, al diario di padre Lopinot “il mio lavoro soffre molto per la partenza di un gran numero di persone e per l’incertezza del futuro degli altri”, si legge nel diario del cappellano e prosegue con il conteggio dei “770 internati, di cui 550 vecchi internati, 187 jugoslavi, 25 dalmati 8 altri”. E sono elencati anche i prezzi del cibo sia all’interno del campo che al mercato nero. la lettura di questo libro ci riporta alla storia vera, di chi l’ha raccontata con i fatti, descrivendo ogni giornata e la Chiesa a far scudo per proteggere o almeno alleviare le sofferenze. Salvatore Belsito, con questa sua prima pubblicazione, il merito che attraverso i racconti verbali dei familiari è riuscito a realizzare un suo desiderio, ma anche a fornirci ulteriore prova del campo, dove ancora oggi non mancano le ricorrenze di commemorazioni.

                                                                                  Ermanno Arcuri

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