LA VISITA DEI PRESIDENTI IN CALABRIA CON UN PICCOLO NEO

Abbiamo scritto in cronaca, proprio su queste pagine, della visita ed incontro dei due presidenti d’Albania e Italiana in quel di San Demetrio Corone. Cittadina cosentina, che per un giorno è diventata simbolo e centro di tutta la regione, perché proprio qui sono convenuti autorità sovracomunali e dei comuni dell’area arbereshe provenienti anche da altre zone d’Italia. Con loro diverse autorità in campo culturale, come professori e il Magnifico Rettore dell’Università della Calabria Gino Crisci. La macchina presidenziale di Sergio Mattarella che dal campo sportivo è arrivata presso il collegio Sant’Adriano, presidente che brevemente ha salutato i bambini che in mano esibivano le bandire delle due nazioni. Poi è giunto il presidente Ilir Meta, che si è soffermato più a lungo a salutare non solo i bambini, ma anche le persone assiepate per seguire l’arrivo. Ci fermiamo qui per quanto riguarda la coreografia, con i quattro corazzieri ed altro ancora. Ciò che vogliamo sollevare è un piccolo neo, che diventa sostanziale per chi si vanta della storia centenaria con soddisfazione. Non sono un antropologo, uno studioso di storia, per questo parto dall’esperienza personale, dal fatto che frequento il borgo arbereshe, sulle colline che guardano sul mare Jonio e da cui si gode un panorama mozzafiato, non dai tempi di Norman Douglas ma da quanto avevo cinque anni appena e di questa storia ne ho sentito parlare sempre. Con la comunità sandemetrese mi lega un rapporto di grande amicizia, frequento persone di spessore culturale, imprenditori importanti, giovanissimi che vogliono fare strada nella vita. Un legame profondo, visto che per ogni evento cerco sempre di fare i salti mortali per non mancare. Non sono un arbershe, ma lo sono diventato sposando la causa di un popolo che ha mostrato con orgoglio il senso di appartenenza ad un territorio, che ha contribuito a farlo crescere pur non dimenticando le proprie radici. Sono nato e vivo a Bisignano, una cittadina che ha alle spalle una storia millenaria, che esisteva ancora prima di Roma. Perché è importante aver segnalato questa provenienza, perché proprio la storia mi riporta ai tempi dei Principi Sanseverino di Bisignano, possidenti nobili che governavano gran parte della Calabria superiore. Questa famiglia dominatrice allocata in Bisignano, pur avendo costruito residenze e castelli un pò ovunque, è l’anello di congiunzione del mio ragionamento, per far luce ad una storia disattesa nell’occasione della visita dei presidenti. Un protocollo rigido d’osservare, soprattutto per la sicurezza, ma da completare nei discorsi effettuati. Se l’integrazione pacifica portata a simbolo in tutto il mondo e ben realizzata è stata possibile, ha avuto una data di origine e questa si fa risalire a quanto Skanderbeg il condottieri albanese non è riuscito più ad arginare l’avanzata dei Turchi e quindi una parte della popolazione albanese è dovuta emigrare lontana dalla propria Madre Patria. Perché gli insediamenti albanesi, oggi italo-albanesi, sono proliferati al Sud e principalmente nella zona in cui governavano i Sanseverino? Di questa illustre storia ne è a conoscenza la Prefettura o il Quirinale? Nell’amorevole vivibilità, dove anche il rito bizantino si è integrato con quello cattolico, l’operazione nella sua totalità si può ritenere veramente eccezionale. Ma quale mancanza si può sottolineare al protocollo così elaborato e rigorosamente esercitato, se non quello di aver disatteso la storia non invitando a quel tavolo di presidenza, anche solo per la presenza, gli eredi dei Sanseverino o quanto meno il primo cittadino di Bisignano, comunità che ha accettato in terze nozze la sposa di Pietro Antonio con Erina Castriota Skanderbeg e collaborato all’insediamento degli albanesi di un tempo nei territori spopolati di questa meravigliosa zona di Calabria. Lo studioso, Rosario Curia, fa risalire le nozze nell’aprile 1530, dando inizio ai vari insediamenti albanesi nei feudi. La domanda fatta al sindaco di Bisignano, Francesco Lo Giudice, ricevo in risposta che non ha ricevuto alcun invito, ma che si è prodigato a farlo presente ricevendo come risposta è che a decidere era Catanzaro capoluogo di regione. L’offesa non è verso la comunità bisignanese che ha vissuto marginalmente questo evento dell’incontro dei presidenti, ma la si fa principalmente alla storia, non dando peso al tempo in cui tutto ha avuto inizio, che ha lo stesso valore storico, umano, fraterno, amicale di chi, con onore, non dimentica le proprie radici e oggi le rivendica più che mai. Ma è giusto dare merito a chi, eredi di quella storia, ha permesso che avvenisse tutto questo di cui si è celebrato. E’ stata questa l’unica presenza che è mancata, in un giorno piovoso che si ricorderà e che diventerà esso stesso storia.                        

 

Ermanno Arcuri

                                                                                  ermanno.arcuri@tiscali.it