LA FESTA DELL’ANZIANO AD ACRI

Si è svolta presso il palazzo Sanseverino_Falcone ad Acri, la festa dell’anziano, con la creatività che non ha età. Laboratori espressivi di pittura, ballo e riciclo creativo al centro dell’attenzione di quanti riconoscono nella terza età un valore da considerare, anche in termini produttivi in vari settori. Oggi si invecchia più tardi e gli anziani sono pronti a dare il loro meglio ancora una volta per una migliore società. La festa articolata in più momenti, ha visto produrre un convegno “Essere anziani ad Acri”, che ha visto la partecipazione di tante persone, voluto dall’amministrazione comunale e dagli stessi anziani, che si riconoscono iscritti al “Centro Diurno”. Nel corso del convegno al quale hanno partecipato tanti relatori è emerso l’affidabilità che garantisce l’anziano, la solitudine da combattere che è tra le più difficili malattie da curare. E’ intervenuto il sindaco, Pino Capalbo, che ha sottolineato che malgrado le difficoltà economiche in cui versa il Comune di Acri, sono stati fatti passi importanti per garantire all’associazione anziani una struttura dove ritrovarsi sostenendo le spese delle utenze. L’assessore ai Servizi Sociali, Emanuele Le Pera, ha ribadito l’importanza e la volontà amministrativa ad agevolare e seguire con attenzione l’aggregazione e la collaborazione tra anziani, in una cittadina in cui sono tanti i giovani che partono per trovare fortuna altrove. Tra gli altri relatori, i medici: Fausto Sposato, presidente commissione Sanità Servizi Sociali; Lenino Peluso, geriatra; Raffaele Luca De Vincenti, medico di base; la psicologa Natalia Altomari; il presidente del Centro Diurno, Dante Ragusa; Angela Tenuta, presidente AVO; Raffaella Ritacco, presidente ASPA e Tina Turano, coordinatrice pastorale della terza età. La terza parte dell’incontro con gli anziani ha messo in campo attori che in una commedia che li ha visti protagonisti hanno raccontato “il matrimonio di una volta”. Esilarante le battute che si sono susseguite nel raccontare, come una volta ci si fidanzava. Tutti hanno reso interesante mettere in piedi la sensibilità e spontaneità che questi “ diversamente giovani”, come sono stati definiti, sono riusciti a trasmettere ad un pubblico che ha gremito la sala in ogni ordine di posto. Il fidanzamento ufficiale, le famiglie, la coppia che non poteva stare sola sino alle nozze, tutti momenti ricchi di battute allegre e divertenti. Poi il matrimonio, la danza, l’allegria, emozionante vedere questi anziani interpretare e in alcuni momenti ridere loro stessi partecipando attivamente alla ricostruzione di un matrimonio alquanto sconosciuto nei modi e nei tempi dalle generazioni di oggi. Alla fine della commedia, gli sposi interpretati da altri attori ancora più anziani, diventano dei vecchietti che ricordano il passato, sembrano bisticciare, ma che continuano ad amarsi e ringraziare il Signore di aver messo su una buona famiglia. Ritorna, quindi, la famiglia, focolare domestico dal quale si parte e che bisogna ritornare a centralizzare se non si vogliono perdere gli ultimi valori esenziali in una società che non può guardare solo all’uso e getta, dando poco o nulla attenzione alla persona. La persona e la famiglia al centro di tutto, un messaggio che da questi anziani parte con veemenza e che noi tutti dovremmo fare nostro, senza far prevalere altre esigenze che non sono tali se valutate attentamente.

                                                                                  Ermanno Arcuri

                                                                                  ermanno.arcuri@tiscali.it