IL COVID ORMAI E' DENTRO DI NOI!

Io non so se la pandemia stia per finire o quando finirà, né so quale sia l'indice di gravità del contagio o se ci sarà in futuro una seconda ondata. Non sono un mago! Su una cosa, però, non ho dubbi: il Covid ormai è dentro di noi! Sì, proprio così! Ormai è una sindrome, di cui difficilmente riusciremo a liberarci, in tempi brevi. Certo, non per tutti è così. Io parlo per quel che è stata ed è ancora la mia esperienza. Fortunatamente, io ne sono stato lontano, non ho avuto niente a che fare col Coronavirus. E non so se sia proprio questo il motivo della mia ansia. Usciamo subito, comunque, da ogni eventuale equivoco e diciamo tutto senza mezzi termini: Io non ho paura. Sì, io non ho paura, tant'è che, nonostante l'età avanzata, non ho avuto remore e riserve ad interessarmi di tutto ciò di cui ci fosse bisogno a casa. Sono andato e vado al supermercato, in farmacia, dal medico etc. Non posso, però, negare che ad ogni squillo di sirena d'una ambulanza, il pensiero corre sempre là: chissà! Forse si tratta d'un caso di contagio e lo si trasferisce in Ospedale. E così pure ad ogni colpo di tosse o starnuto di qualcuno, per strada o altrove, subito mi chiedo della mia distanza, nonostante sia ben protetto dalla mascherina. E l'ansia cresce ad ogni notizia fornita dai mass- media. E' una condizione solo mia? Non credo, proprio per questo dicevo che il Covid, ormai, è dentro di noi. E' difficile riprendere la vita di prima. Sì, sapevo già a marzo, e ne avevo pure scritto, che il dopo sarebbe stato duro per tutti e che niente sarebbe stato più come prima. Di certo, però, non pensavo che, in seguito, per me si sarebbe creata questa situazione. E' una vera e propria sindrome da Covid, direbbero gli esperti. E mentre tanti sono riusciti, almeno apparentemente, a liberarsi da ogni forma di riserve, altrettanti mi sembra siano guardinghi come me e, certo, forse vittime della stessa ansia. Del resto, il problema interessa anche i bambini. Il mio nipotino, appena mi vede arrivare da fuori, mi sussurra con tanta dolcezza: "Nonno, vai a lavarti le mani, in giro c'è ancora il Coronavirus". Passerà? Certo, prima o poi passerà! Intanto, però, al momento sono costretto a fare i conti con questa realtà. Forse, quanto prima, e mi auguro al più presto, potrò e potremo dire: "C'era una volta il virus". E quando lo diremo, ne saremo veramente fuori, nel senso che non l'avremo più dentro e ci abitueremo, qualora dovesse ancora esserci, a conviverci con le dovute precauzioni, ma anche con maggiore serenità. Oggi, secondo me, non è ancora così. Ci vorrà tempo perché tutto ritorni alla normalità, tempo e, soprattutto, certezze sul modo di combatterlo. Se fino a poco tempo fa mi sentivo un sopravvissuto, oggi avverto profondamente, in me, lo stress di questo essere un sopravvissuto e dell'attenzione e delle precauzioni da impegnare costantemente per continuare a preservare questa mia condizione di "sopravvissuto". E' qui, forse, la chiave stessa di lettura della sindrome. Proprio di essa bisogna liberarsi, diversamente il Covid continuerà a restarci dentro. Per farcela, il sistema migliore è vivere, certo avendo preso le giuste precauzioni. "Primum vivere, deinde philosophari", dicevano gli antichi latini. Se ci lasciamo condizionare dall'ansia e dalla paura, la vita non è più vita. Allora, riproviamo a vivere con serenità, e non lasciamoci logorare, davanti ad ogni cosa, dal tarlo della "ragione". Non lasciamoci prendere dall'ansia e cerchiamo di non abbandonarci a continui rimuginamenti intorno alla questione. Proviamo ad essere meno prevenuti e meno fatalisti e a non sentirci morire dentro ad ogni colpo di tosse o squillo di sirena. E, soprattutto, proviamo a liberarci dall'angoscia dovuta al considerarci dei sopravvissuti. Altrimenti dovremo concludere, col poeta Ungaretti dei versi di "Sono una creatura", dicendo: "la morte si sconta vivendo".

Eugenio Maria Gallo