Il calcio dei Geometri

Sarò pure un nostalgico ma a me il calcio che si gioca oggi non mi entusiasma molto. Probabilmente, perché conservo ancora nitido il ricordo del mondiale strepitoso che la nostra Nazionale vinse nel 1982 battendo l’Argentina di Maradona, il Brasile di Zico e la Germania di Rummenigge.

Intendiamoci, la passione per la nostra Nazionale non è in discussione, quella è viva e lo rimarrà sempre!  Anzi, bisogna essere grati agli Azzurri di Mancini per le tante emozioni chi ci stanno regalando, disputando un brillante campionato Europeo.

Quello che però che mi lascia perplesso è l’attuale concezione del calcio. Certo, i tempi cambiano e ogni cosa, calcio compreso, è destinata ad evolversi.

Del resto, dal 1982 ne è passata tanta di acqua sotto i ponti! Tuttavia, dal mio punto di vista, il calcio moderno resta di gran lunga meno spettacolare rispetto a quello che si giocava nel passato. Oggi, infatti, le partite sembrano “prigioniere” di un tatticismo esasperato. L’incontro di semifinale con la Spagna ne è stato l’ennesima dimostrazione. La sensazione è che le partite, prima ancora che su un campo di calcio, si giochino su una scacchiera. I giocatori sembrano   pedine, destinate a muoversi all’interno di schemi preordinati e nel rispetto delle precise istruzioni ricevute. In questo calcio, fatto di un pressing asfissiante e di un dinamismo “spinto”, fantasia e creatività trovano sempre meno spazio. Forse è anche per questo che nel calcio “moderno” il giocatore, più che per le sue caratteristiche, viene scelto per la capacità di integrarsi ed essere funzionale agli schemi e all’idea di calcio che l’allenatore intende proporre sul terreno di gioco.

Ѐ ormai chiaro che la scelta della giusta disposizione tattica in campo, rispetto a quella dell’avversario, riveste un ruolo fondamentale. Altrimenti può succedere, proprio come è capitato con la Spagna, che la squadra avversaria si disponga in campo in maniera diversa rispetto a quanto ipotizzato. Allora tutto diventa complicato, gli automatismi tendono ad incepparsi e le coordinate a smarrirsi con il venir meno dei punti di riferimento individuati sulla “scacchiera” prima dell’incontro.  Di fatto accade che, grazie a questa felice intuizione, l’avversario assuma il controllo del gioco, creando così le condizioni per poter dare “scacco matto”.

In passato vi era meno esasperazione tattica. Si dava molto più spazio al talento e si puntava sull’estro, sulla fantasia. Ad illuminare gli stadi erano le giocate “geniali” di autentici fuoriclasse del calibro di Pelè, Maradona, Rivera, Platini, Baggio, Cruyff e Zico.

Oggi, invece, che nel calcio attuale la razionalità ha preso il posto della fantasia e l’estro è stato sostituito dagli schemi, i creativi non sono più necessari. Avere in squadra invece qualche buon “geometra” potrebbe fare la differenza.

  Franco Bifano