“GRABBIELU U’MBIRMIERI”

E’ un grande onore scrivere proprio oggi questo pezzo che propongo ai lettori e per due motivi. Il primo è che per la prima volta scrivo di mio padre dopo migliaia di articoli e perché proprio oggi è il mio onomastico e so come ci teneva Gabriele Arcuri a darmi il nome di Ermanno. L’input arriva dal mio amico ed artista, Rosario Turco, che mi avvisa che su un social, al quale sono iscritti tanti di Bisignano, qualcuno e precisamente, Andrea Boscarelli, ha scritto: “Buona Pasqua a tutti. Qualcuno si ricorda di Gabriele U’ m’bermiere?”. Ringrazio Andrea per questa domanda che ha scaturito una serie di risposte, che per un figlio è una grande soddisfazione ed emozione, specialmente in questa giornata particolare. Mio padre è stato un personaggio nella cittadina di Bisignano, lui di Acri, ha sposato mia madre Dorina e da questa città non si è mai più allontanato. Ha amato molto i miei concittadini e all’epoca ha curato con la sua professione quasi tutti, anche perché era l’unico infermiere che gestiva un ambulatorio in cui era obbligatorio andare. Infatti, Mariella Stella Pancaro, sollecitata da Andrea Boscarelli, scrive: “Un incubo ogni volta per le vaccinazioni”. Effettivamente era così, lo è stato anche per il sottoscritto che come in tanti si è sottoposto al vaccino. Erano periodi belli rispetto a quelli di oggi, era un tempo in cui l’amicizia era maestra di vita, non c’era superficialità, ma si approfondivano rapporti così forti che, come vedo, restano ancora oggi ricchi di affetto e stima. Non vi nascondo che leggere i messaggi di questo gruppo, un grazie come ho già detto a Rosario, mi ha reso molto felice e con la mente mi sono lasciato andare a mille ricordi. C’è chi dice che invecchiando somiglio molto a mio padre e questo è vero, è per me un complimento, forse non proprio nel carattere, anche se mi ritrovo in tante cose di lui, ma nel fisico certamente. Rosaria Caravetta scrive: “Mi ricordo benissimo perché quando sua moglie era incinta dell’ultima figlia se ben ricordo (Rosalba?) io gli avevo detto che era una bambina e lui mi disse che se avevo ragione mi avrebbe regalato 10 mila lire”. Sapere di questi aneddoti è veramente un piacere, mi ha dato la serenità e la voglia di scrivere questo pezzo in ricordo di mio padre, a lui ho dedicato tante letterine di Natale sino all’anno in cui mi sono sposato, quindi, una vera tradizione familiare, purtroppo interrotta per la sua morte. Ci sono persone che nel presentarmi e farmi conoscere basta dire la parolina magica ancora oggi: “sugnu u figliu i Grabbielu u’mbiermieru” e si aprono tante porte, segno che questa persona ha operato tanto e bene nel sociale collettivo ed è un grande orgoglio per me. Antonella Nigro dice di ricordarselo: “Si era il mio padrino di battesimo”, oppure Roberto Renzo Rose che aggiunge: “…e certo c’è già stato un richiamo a lui, giorni fa, con tanti commenti, pure…”, a tutte queste persone voglio dire grazie due volte: la prima è perché avete stimolato i miei ricordi e la seconda per avermi dato l’opportunità di raccontare di un personaggio noto di Bisignano, che aveva un grande rispetto della divisa che indossava, che ha fatto la Seconda Guerra Mondiale in Africa, che è stato prigioniero e deportato in Australia e poi in Inghilterra, ma che è ritornato da sua moglie che l’attendeva dopo qualche anno. Si quella Dorina, come scrive Pietro Paolo: “allura vi ricordati i Dorina”, con la quale ha festeggiato le nozze di platino. Per ognuno di noi i genitori hanno rappresentato un faro ed un esempio, penso che la stessa emozione possa provarla ognuno di voi ricordando i vostri cari. Carmela Pisarro aggiunge: “E chi su scorda”, sono espressioni che provocano una grande gioia, ma anche con i semplici “Si” di chi ha scritto di ricordarsi di Gabriele Arcuri. Sono molto felice di questo e pregherò Rosario, che mi ha fatto sapere di questi dialoghi, di rendere partecipe tutti i componenti della chat di questo articolo che non vuole osannare una persona a me tanto cara, ma che ha condiviso i suoi migliori anni con i bisignanesi, li conosceva tutti, uno per uno. Ha seguito la società che migliorava nel dopoguerra ed ha contribuito ad alleggerire i problemi sanitari di tanta gente. Quante volte si recava all’ufficio di Igiene e Profilassi a Cosenza, qualche volta ci sono andato anch’io e con meticolosità e precisione era sempre fornito del vaccino che oggi, invece, manca in questi tempi così cambiati. Ha curato un po’ tutti e se ha lasciato un buon ricordo è perché ha amato tanto appassionatamente il suo lavoro di paramedico. Luigi Cetraro scrive: “Si amico di famiglia”, questa espressione comprova il mio ragionamento fatto prima, così come Franco Ferretti: “Siii…amico di tutti…E buongustaio”. In effetti, mio padre, ha sempre onorato la tavola, originario di famiglia umile acrese, sua madre andava a trovarlo ovunque pur di farlo andare a scuola. Il primo di dieci figli, per la scuola ci ha sempre tenuto molto, valore tramandato da mia nonna, in quei tempi difficili, parliamo degli anni ’20, in qualche modo gli ha disegnato la strada che ha poi perseguito facendo parte della Croce Rossa Italiana in guerra, dove è stato anche ferito. A tavola s’intratteneva con gli amici, di palato fino, s’intendeva di vini e ci teneva tanto al suo aplomb nel vestire. Non ho voluto raccontare esperienze personali, ce ne sarebbero tantissime, ma mi sono limitato a prendere spunto dai ricordi di queste persone care che lo hanno ricordato una prima ed una seconda volta in chat, a tutti voi un grazie di cuore e spero vi giungano, seppur in ritardo, gli auguri di una Buona Pasqua passata in ricordo perenne dei vostri cari che non sono stati meno importanti di mio padre, forse non personaggi, ma pur sempre hanno lasciato in eredità a voi e noi come generazione quei valori che, spero con tutto me stesso, possano essere tramandati ai figli dei figli, per non disperdere un patrimonio che i nostri avi hanno saputo creare nel loro presente per un futuro senza fine. Concludo con: “imbandiamo la tavola, cosa c’è i buono da mangiare? Un galletto nostrano con “vruocculi irapi”, vi raccomando un vino buono, quello di Bisignano e non una ciofeca qualsiasi”.

Ermanno Arcuri