GASPERINI, PIOLI E GATTUSO ALLENATORI A CONFRONTO

Proseguiamo la carrellata sugli allenatori della massima serie. Dopo Sarri, Conte ed Inzaghi, è la volta di altri tre grandi nomi del circo calcio. Iniziamo con Gasperini, ormai diventato mitico per aver plasmato una squadra l’Atalanta che per meriti vale essere annoverata tra le più forti. C’è distinzione fra le grandi, perché l’Atalanta dovrà vincere dei titoli come hanno fatto Juventus, Inter, Milan e la stessa Lazio che hanno al loro attivo scudetti e coppe. Detto questo, Gasp come viene chiamato è veramente un tecnico preparato, la scuola è quella bianconera, difatti muove i suoi primi passi in panchina su quella della Juve a formare nuovi talenti nei giovani. A Bergamo ha trovato ogni tipo di comodità per far diventare un ambiente forte e competitivo. Sono due o tre anni che la Dea è formazione temibile e quest’anno alla sua prima champions lo sta dimostrando anche affrontando le compagine estere. In Italia Gasperini ha rafforzato la rosa pur dovendo ogni anno fare a meno di qualche campione che puntualmente viene ceduto ad altre società. Il coach più volte è stato richiesto da altri club italiani, la stessa Roma l’avrebbe voluto molto volentieri, ma l’ambiente a Bergamo è ormai adatto a maturare imprese impossibili ed a crederci. L’ottima intesa con il presidente Percassi e i bergamaschi che vedono in Gasp l’allenatore ideale, ma ancora di più un monumento comunale, lodano le virtù del tecnico che ha costruito una squadra votata all’attacco, sono più di 80 le reti segnate in campionato. Lo stesso Caldara ceduto prima alla Juve e poi al Milan è rimasto qualche anno vittima di infortuni, passato di nuovo in neroazzurro rifiorisce come un fiore. Questo la dice lunga per come a Bergamo c’è l’ambiente giusto per far sbocciare qualunque calciatore. I meriti sono dell’allenatore che ha intuizioni, uno staff tecnico-medico e preparatori atletici all’altezza e anche Ilicic è stato recuperato come Zapata e diventano bomber temuti. Gasperini tutti lo vorrebbero ma lui resta alla Dea, ci si può chiedere quanto durerà questa stagione ai primi posti in futuro, se è vero che si potrà annoverare l’Atalanta tra le più forti oppure finito il ciclo tutto si ridimensionerà. Staremo a vedere. Per il momento questi colori fanno paura molto più dell’Inter che indossa la stessa maglia. Se tuti giocano a memoria con la tattica del mister fatta di aggressività e continuo spingere in area avversaria, bravi sulle palle inattive e killer sui calci piazzati, al Milan avviene qualcosa di diverso. Stefano Pioli è allenatore più pragmatico, è soggetto calmo ma deciso, un cultore nel saper costruire una famiglia all’interno dello spogliatoio. L’ha dimostrato a Firenze dove ha dovuto affrontare situazioni extracalcistiche che hanno segnato, autoesonerandosi non appena ha capito che troppe lamentele giravano sulla sua condizione tecnica da parte degli ultras. L’ha fatto meno all’Inter, dove non gli anno dato tempo di costruire una squadra forte, situazione che si verifica a Milano continuamente visto i tanti allenatori che si sono alternati dopo di lui in panchina. Anche al Milan è arrivato al posto di Giampaolo, ha dovuto ricostruire con calma e dedizione una squadra, alcuni giocatori devono dire grazie a questo coach che li ha trasformati positivamente. Pioli anche lui è di scuola Juve, in quella società ha giocato e vinto trofei e poi ha mosso i primi passi anche come allenatore, una buona fucina per ciò che vediamo oggi. Ha ricostruito il Milan, sempre misurato negli atteggiamenti, non si esalta e non si deprime, è coerente maturando personalità a mantenere tranquillo un ambiente abbastanza esplosivo. Purtroppo non gli daranno il tempo di fare il suo lavoro al Milan anche il prossimo anno, una nuova strategia è all’orizzonte da parte della società, ma l’esperienza di pioli sarà tanta da essere un nome che in tanti cercheranno per la prossima stagione. Sicuramente un buon allenatore. E veniamo al terzo dei nomi scelti e cioè a Rino Gattuso. È calabrese e lo sottolinea sempre, il suo attaccamento alla terra d’origine è viscerale. E’ un campione in campo vincendo tutto ciò che c’era da vincere con il Milan di Ancelotti e poi in nazionale. Un ruolo di mastino e per questo lo chiamano “ringhio”. Ha fatto bene lo scorso anno al Milan, chiamato anche lui al capezzale del paziente ferito, la sua cura è stata più che salutare, ma alla fine della stagione le strade si dividono, perché Gattuso non ci sta a dare il massimo e ricevere dalla società poco, non riferito ai soldi, difatti ha lasciato il suo ingaggio sotto contratto, un vero signore e ce ne sono pochi così, ma perché la società era in disaccordo come agire sul mercato per irrobustire la rosa. Oggi è al capezzale del Napoli, ha preso il posto proprio del suo maestro Ancelotti ed i risultati sono più che ottimi. Ha ricostruito un ambiente vittima di se stesso con diatribe tra giocatori e presidente, un gioco approssimativo snaturato dalle belle prestazioni sarriane. Rino con il suo modo di fare e con la sua comunicazione molto diretta, pane al pane e vino al vino, non solo si fa voler bene, ma forma intesa tra calciatori e tecnico e la società vola. Ha vito ultimamente il suo primo trofeo da allenatore, la coppa Italia battendo ai rigori la Juventus, ha fatto ridiventare un leader vero Insigne, ha fatto in modo che Mertens ha sottoscritto un nuovo contratto con i colori azzurri ed erano tante le società che lo volevano, insomma ha ripreso il Napoli lo sta plasmando alla sua maniera con il suo gioco e tutto fila liscio. Se poi fa il miracolo a Barcellona di continuare in champions sicuramente sarà santificato. Tre profili seppur diversi fra loro, sono tutti allenatori vincenti, quanto di meglio il calcio italiano può offrire in panchina e allenatori made in Italy sparsi in Europa ed oltre sono tanti e tutti hanno insegnato un calcio prestigioso ricco in bacheca. La soddisfazione, comunque, è sempre la stessa battere la Juventus, dopo molti tentativi c’è riuscito Pioli nell’ultima di campionato con il suo Milan ribaltando un risultato in cinque minuti, c’è riuscito Gattuso ai rigori, c’è riuscito lo scorso anno Gasperini eliminando i bianconeri dalla coppa Italia. Le loro soddisfazioni se le sono prese, d’ora in poi punto e accapo.

Ermanno Arcuri