DIECI DOMANDE AL GIORNALISTA ENZO BAFFA TRASCI SULLA PANDEMIA

Il nostro reportage continua in questo periodo dominato dal coronavirus che sta cambiando completamente le nostre abitudini. Ma come affronta e vive sul territorio un corrispondente di un giornale? A darci dei ragguagli è Enzo Baffa Trasci, che è anche conduttore tv e presentatore di eventi. “Hai chiamato “periodo” questi nostri giorni di clausura o quarantena, come la vogliamo chiamare. E’ giusto che si cerca di vivere ogni giorno, non come se fosse l’ultimo, ma in maniera più semplice e normale possibile. E’ un periodo, è vero, ma finirà. Bisogna stare attenti ad uscire, ad avere contatti con gli altri, ridurre in modo drastico la propria giornata, il proprio modo di vivere. Insomma in noi la quotidianità è cambiata”. E’ cambiata l’informazione “Leggendo i giornali, soprattutto attraverso i social o tramite internet, l’informazione è cambiata. Il Conid 19, impera in ogni pagina; ed è anche giusto leggere le notizie che provengono dal nord, drammatiche, dal centro e dal sud d’Italia. L’attualità è sapere quanti contagiati, quanti i guariti ed anche quanti sono quelli che ci hanno lasciato. A questo punto da parte mia è doveroso ricordare le migliaia di persone che a causa del virus non ci sono più, ma anche i parenti e gli amici di queste persone scomparse che non hanno potuto salutarle e stare vicino a loro negli ultimi momenti”. Come vedi il futuro “Chi mi conosce sa che io sono un ottimista per natura, come dicevamo prima è un periodo e tutti i periodi passano, se ne vanno, cambiano e per me il futuro, anche se con qualche regola in, più sarà azzurro. Molte cose saranno un po diverse, forse avremo più rispetto della natura, più rispetto per chi si prodiga per gli altri, leggi medici, infermieri e via discorrendo. I media dicono che nell’aria c’è meno smog, meno inquinamento, addirittura c’è voluto un virus per arrivare a questo. Quindi rispettiamo la terra e rispettiamo coloro che ci vivono” Le persone rispettano la clausura “Tocchi un tasto dolente, le persone, forse per natura, non riescono proprio a rispettare le leggi quando queste sono imposte. Si cerca di superarle con ogni espediente, il cane da portare fuori ogni ora, la spesa di piccole cose. Anche io in questi giorni ho dovuto richiamare alcuni amici che passeggiavano, anche se rispettosi delle leggi con mascherina e guanti, ma non era proprio il caso di stare fuori e ciondolare per la strada” Cosa ti manca veramente in questi giorni “Mi manca stringere la mano di un amico, abbracciare un parente, baciare le mie figlie che vivono lontano e poterle vedere solo con una video chiamata, abbracciare e tenere tra le braccia la mia nipotina. Piccole cose ma che renderebbero piena una giornata” Ti manca la libertà “La libertà, che parolona, se penso che non posso andare fuori paese solo per fare un giro a Cosenza o in altri zone della Calabria, allora mi sento chiuso. Ma stando in un paese piccolo come il mio e potendo uscire per la spesa sia presso un negozio di alimentari sotto casa o al supermarket oppure andare dal tabaccaio per un motivo, non mi sento precluso. E poi parliamoci chiaro la nostra chiusura, la nostra clausura è per noi, è per le persone anziane che vivono con noi è per poter, domani, uscire e respirare a pieni polmoni”. Come trascorri le giornate “Come tanti del resto, tv, giornali, computer e lunghi discorsi con mia moglie la sera dopo cena, abbiamo riscoperto insieme argomenti dimenticati che riportati in memoria ci fanno ridere di gusto. Poi per me grande fan di Tex Willer, la rilettura di tante storie conservate con amore” Il tuo paese prima e in emergenza ora “Un paese come Santa Sofia d’Epiro, di circa 2500 abitanti, non è poi cambiato molto. Certo non vedendo nessuno per strada, ed io vivendo quasi al centro, è per alcuni versi brutto. Il sabato sera e le domeniche le pizzerie ed i bar erano pieni di persone, la sera, nel bar da me frequentato, ci si giocava l’aperitivo. Penso che gli anziani che frequentavano i bar cambieranno e di molto la loro giornata. Alcuni mi hanno riferito che, possedendo un piccolo orto nelle adiacenze della casa, sono ritornati a piantare basilico, prezzemolo ed altre erbe” Quali pensieri generano i servizi della Sanità calabrese “Altro tasto dolente, la sanità calabrese. In Calabria si sa, la sanità pubblica è sempre stata allo sbando. A tal proposito ti riferisco alcune riflessioni sulla sanità che condivido pienamente di un collega scritte tempo fa: “ E’ stata programmata ed è in corso di realizzazione a Sesto San Giovanni la “Città della salute» con lo scopo di umanizzare l'ospedale. Mentre altrove si tenta di esaltare l'alta resa professionale delle strutture sanitarie implementandola con spazi di accoglienza e vivibilità (luoghi intermedi di incontro tra malato e i suoi familiari, spazi c.d. ibridi, cucine pubbliche e ristorazione organizzata accessibile, appartamenti destinati ad ospitare le famiglie dei degenti, strutture culturali e di distrazione, addirittura orti terapeutici, eccetera) dalle nostre parti si fa fatica a trovare un ospedale degno di questo nome. Un luogo di salute che rispetti la dignità delle persone.  In contrapposizione ai progetti degli altri di «portare la città nella malattia», avvicinando la degenza ai siti di didattica/ricerca, portando la vita comune nei luoghi di cura e circondandoli di fermate dei mezzi pubblici e di negozi di ogni genere, in Calabria non si pensa neppure a garantire i trasporti pubblici essenziali, rendendo così impossibile anche il raggiungimento delle strutture, sempre più fatiscenti.” Ora in pieno Coronavirus mancano letti, mancano strutture adeguate e addirittura ci dicono state attenti perché in Calabria ancora non si è giunto al picco di contagiati” Credi che le epidemie sono un segnale “Peccato che il segnale è dovuto arrivare da un virus. Certo leggendo e guardando i servizi sul computer si vedono animali che hanno ripreso il loro posto, che sono ritornati ad occupare spazi che l’uomo aveva preso. L’umanità nel suo complesso, per me, ci ha guadagnato. Le persone sono più umane, più rispettose dell’altro, più volenterose verso il prossimo. Di sicuro ci sono anche le intemperanze ed i violenti ma molto di meno rispetto a prima”.

Ermanno Arcuri