BISIGNANO: CONFESSIONE DI UN SENZA PATRIA

Mai come in questo periodo la prolificità di libri prodotti ha un valore aggiunto alla vita sociale anomala che stiamo vivendo. Scrivere, per alcuni diventa un impegno maggiore perché stimolati dagli eventi, dal periodo ed in alcuni casi dall’esperienza di raccontare vita vissuta romanzata. E’ il caso dello scrittore Mario Iaquinta, che vanta diverse pubblicazioni, che ha sempre avuto a cuore l’emigrazione, quella gente che da altre nazioni giunge in Italia e sappiamo tutti che l’argomento è un dibattito aperto e costante non solo tra massime autorità politiche, ma anche nella nostra stessa società. Mario Iaquinta, pubblica per Apollo Edizioni “Confessioni di un senza patria”, una storia di una famiglia che vive la sofferenza lontano dall’Italia, la speranza di trovare nel nostro mondo una migliore condizione di vita e dover lottare anche qui. L’autore bisignanese descrive le vicissitudini di una famiglia, ci fa viaggiare anche a Mazara del Vallo, cittadina bellissima che ospita un’umanità varia: tunisini, nigeriani, marocchini, congolesi, soprattutto tunisini. La famiglia tunisina di cui Mario Iaquinta racconta la storia è più che mai pertinente in questo momento con la situazione di caos che vive questa nazione, con il presidente Saïed che rimuove il premier ed i ministri e sospende il Parlamento. La precarietà di una democrazia vicina alle nostre coste fa scattare un maggiore interesse sulle vicende che si scoprono leggendo il libro di questa famiglia tunisina alle prese con il riscatto sociale. L’autore dedica il libro alla madre da poco scomparsa, che testimonia la sensibilità che investe gli scrittori locali e di Iaquinta in particolare. Il libro è un ponte che lo stesso Iaquinta costruisce tra il continente africano e la nostra Europa, ma c’è molto nel romanzo della Bisignano di ieri e di oggi, che vive a contatto con tanti che vogliono trovare una migliore condizione in una società molto fragile come quella bisignaese e lo dimostra anche la prematura caduta istituzionale. Maryam è il personaggio principale della storia, nel racconto c’è molta attualità che spinge l’autore a snocciolare pagina dopo pagina un romanzo che incuriosisce, ma che fa scattare tante domande ed invita all’analisi di una società molto più allargata, che è quella mondiale e del sistema che l’uomo ha costruito, che resiste anche allo tsunami dell’ipocrisia e delle condizioni di vita che non si vogliono migliorare sul pianeta Terra. Se Cristo è stato accolto perché non succede anche con chi ha bisogno oggi dopo duemila e passa anni? Non ci dimentichiamo che Brabba, un ladrone, è stato preferito a Cristo crocifisso, e su quella croce ha edificato la Chiesa di Dio con il suo sacrificio. L’uomo, purtroppo, sa essere violento e brutale. La postfazione è di Maurzio Alfano che da anni si occupa delle condizioni d’inserimento di gente partita dal continente nero per trovare sistemazione sul nostro territorio. E’ un romanzo che va letto e non ne sveliamo la storia, che sicuramente arricchisce e spinge ad una vera analisi del perché: “Io sono musulmano, credo nel Corano, sono fedele ai suoi precetti, ma non sono un soldato di credito a questi imbecilli che nel nome di Allah seminano odio e morte”, è ciò che si legge in questo lavoro che, Mario Iaquinta, ha approfondito, studiando e facendo per due anni delle ricerche sugli aspetti sociali di chi vive a sud della Sicilia, le loro condizioni e poi tracciare lo guardo fisso al Mediterraneo con tanta speranza.

Ermanno Arcuri