BARTALI A MORANO CALABRO

11ma tappa del Giro d’Italia, 25-maggio 1980: Palinuro- Campotenese, vince la tappa G.B. Baronchelli.

Perché questa ricorrenza?  La memoria è nel mondo esterno diceva qualcuno ed allora, sfogliando in archivio, emerge la classica foto di Coppi e Bartali con scambio della famosa borraccia, autografata e con dedica a me dal reattivo Ginettaccio. Riaffiora nella mente quella tappa, la tappa, l’arrivo, io, in tribuna d’onore, nella montana Campotenese, frazione di Morano Calabro.

All’epoca ero medico condotto e mia moglie assessore alla cultura. Un improvviso flash mnemonico si riaccende su un caro ricordo: all’epoca, la consorte era in attesa della nostra prima bambina.

Nella foto mi vedo vicino al cattolico Bartali, che, al Giro propagandava giocattoli per i bambini. Lo incorniciavano il Sindaco, l’amministrazione comunale, cittadini. Più dietro c’era il Direttore di corsa Torriani, il giornalista di fama Roghi. Il momento era solenne: preparativi, attesa. Tutto fu curato da tempo per la volata di un attimo. G.B. Baronchelli vinse la tappa su un falsopiano, ritenuto dura salita. E’ stato il guizzo improvviso di un fiammifero acceso, che in una frazione d’attimi celeri si piegò e improvvisamente scomparve. Si tornò ai domani. Ma quegli echi rimangono sempre, perché la storia è l’eterno presente della memoria.

Quando risalgo in bici quelle salite, lo sguardo si fissa sulla vecchia strada sterrata, detta “dirupata”, ove si osteggiavano Coppi e Bartali nella tappa Cosenza - Salerno del Giro. Era un dopoguerra di speranza e rinascita.

Mi riferì Enzo, compagno di squadra ciclistica, più anziano di me, che da Castrovillari partivano camion stracolmi di gente, ansiosa di vedere fatica e sudore sul volti dei campioni dell’epoca. Uno, offrì generosamente un limone al Ginettaccio toscano, che sentendosi offeso, glielo restituì, con violenza, sul volto.

Abbiamo poi visto nelle nostre contrade Rebellin, vittorioso sul monte Sirino, i Bugno, Chiappucci ed all’ultimo Giro, Nibali costeggiare Morano.

Ricordo ancora che, in mattinata, con la mia squadra salimmo il Sirino, in bici, per assistere alla volata finale e che il famoso Diavolo, costantemente presente lungo il percorso del Giro e del Tour, vedendomi arrancare su quell’aspra salita, mi diede una spinta efficace, per proseguire il mio sforzo.

Tuttora pedalo, in solitudine, in tempo di Covid. Vado inseguendo il tempo, più veloce di me, il traguardo è ignoto e spero lontano, ma so che sarò irrimediabilmente sconfitto.

 

                                                                          CARMINE PATERNOSTRO