AD ACRI LA PRESENTAZIONE DELL’ARCHIVIO MALITO

E’ durata tanti anni la classificazione di documenti e lettere che la famiglia Malito ha condiviso per molti anni e conservato alla memoria. Oggi i fratelli Gennaro e Francesco Cilento, sono riusciti in un lavoro certosino, grazie all’Archivio di Stato di Cosenza, a catalogare faldoni cartacei documentali di grande importanza, conservati dalla famiglia, con oggetti che fanno dell’”Archivio Malito” un museo da vistare e consultare per la storia d’impresa che sa raccontare in quelle carte e cimeli. Particolarmente emozionato, l’architetto Francesco Cilento, racconta la storia della documentazione conservata dalla madre, che per nulla al mondo desiderava privarsene. In quell’archiviazione di registri contabili integri, c’è la storia di una filanda che ad Acri ha significato lavoro, crescita sociale, reddito, impiego. In tanti hanno voluto presenziare alla presentazione voluta dai fratelli Cilento, ognuno che è intervenuto, legato in qualche modo alla stessa famiglia Malito, ha apprezzato il lavoro svolto dai dipendenti dell’Archivio di Stato e della direttrice Anna Maria Letiza Fazio e durato diversi anni. La sala consultazione è stata dedicata a Pieremilio Acri di Corigliano, reduce a suo tempo della sistemazione dell’archivio Compagna, Amarelli e di quello Diocesano. Ultimo atto nel 2015 con la Soprintendenza di Reggio Calabria e il completamento della sistemazione grazie a Francesca Maiorano e Francesca Ruffolo, digitalizzando gli inventari. In questi ultimi anni la sistemazione strutturale dell’edificio, con l’esposizione di oleografie dei Savoia, oggetti appartenuti ai nonni Carlo e Giuseppina Gaudinieri. L’attività Malito, incentrata sulla filanda serica, che produceva manufatti in seta, si è sviluppata in fase pre-unitaria e unitaria, la produzione è arrivata a Parigi all’esposizione universale nel 1900. Era presente anche nel periodo della guerra sino al ’45 con la produzione della seta che è servita per produrre i paracaduti in aeronautica. Si ricorda di una caldaia a vapore giunta in treno sino allo scalo e che un carro trainato da molti buoi l’ha portata sino ad Acri. Ci sono voluti ben quattordici anni di lavoro, ma oggi Acri possiede un patrimonio di grande interesse messo a disposizione degli storici in cui si trovano spazi dedicati ad attività culturali.

                                                                                              Ermanno Arcuri

                                                                                              ermanno.arcuri@tiscali.it