A MALA CUMPAGNIA FA L’UOMO LATRU ERA BBONA?

Sembrerà strano il titolo dato a questo pezzo, ma man mano che leggerete troverete il nesso a questo detto che ci riporta alle tradizioni popolari e proprio di una di queste vi voglio parlare. A mala compagnia fa l’uomo ladro, chi non ha mai sentito quante volte i genitori ci apostrofavano così nel ritornare a casa tardi. Erano i primi anni in cui ci sentivamo “uccelli” da spiccare il volo ed erano queste goliardie a richiamare l’attenzione dei propri cari, mentre per noi giovanissimi sentivamo il bisogno di essere più indipendenti e iniziare la nostra vita. Quanti ricordi affollano la mente dell’attempata compagnia che proprio qualche sera fa ha fatto bingo e cioè ritrovarsi ospiti da Mario Capparelli, persona squisita, che ha messo a disposizione la sua tavernetta per un ritrovo-incontro di “vecchie glorie”. Chi leggerà, del gruppo di quella sera, che dimostra ancora oggi di essere aitante con fisico perfetto storcerà il naso al mio dire vecchie glorie, ma penso che la realtà è questa e proprio per questo è meraviglioso ritrovarsi per stare assieme. Moglie e compagne chissà cosa hanno pensato, ma la gioia di ritrovarsi e soprattutto per qualcuno bravo ai fornelli, cucinare è motivo di un po’ di gloria, ma anche di serenità per chi è solo buongustaio. Come sempre succede c’è chi arriva prima e chi dopo, ma la meta la conoscono tutti e quindi non ci si può sbagliare. La tavernetta di Mario per me ha un nome inconfondibile che non troverete in nessuna guida di Altomonte, ma che nell’immaginario basta frequentare il nostro gruppo e si ritroverà come per magia all’Hosteria del buongustaio. E’ questo la denominazione giusta di un luogo che diventa sempre molto caro un po’ a tutti. E mentre c’è chi si appresta ai fornelli, altri chiacchierano durante l’aperitivo a base di pane infarcito d’olio nostrano accompagnato da un buon vinello e poi “u pipu a guantu”, insomma, già avete capito, cari lettori, che la ciambotta è di lusso. C’era anche chi attratto dal calcio balilla si sfida, la coppia vincente che detiene il titolo è composta da me e Mario e così iniziamo la partita che ci vede nelle prime battute soccombere. Mario incredulo mi dice di scambiarci, così io vado in difesa e lui in attacco. E’ stata una mossa tattica salutare, una scelta indovinata, perché la partita cambia letteralmente fisionomia e finisce 10-7 per noi, ancora una volta la coppia vincente mantiene il titolo. Naturalmente è un ridere di compagnia che ci fa dire, appunto, e la buona compagnia fa l’uomo…., aggiungete voi ciò che meglio vi aggrada, per conto mio riporto una riflessione di La Rochefoucauld: “Sarebbe inutile dire quanto la compagnia sia necessaria agli uomini: tutti la desiderano e tutti la cercano, ma pochi si adoperano per renderla gradevole e farla durare. Ciascuno vuol trovare il proprio piacere e il proprio vantaggio a spese degli altri, ci preferiamo sempre a coloro con cui ci proponiamo di vivere, e quasi sempre facciamo sentire loro questa preferenza, proprio questo turba e distrugge la buona compagnia – termina con – bisognerebbe fare il proprio piacere e quello degli altri, saper trattare con il loro amor proprio e non ferirli mai”, in questa ultima espressione ritrovo in pieno lo spirito che ha animato otto adulti a ritrovarsi riuniti a tavolo non per contemplare il piatto, ma gustare di brutto il cibo e dialogare su tanti argomenti che in un certo senso non ha visto tutti stare sulla stessa barca. Jane Austen afferma: La mia idea di buona compagnia è la compagnia di persone intelligenti e ben informate che conversano molto” e come dargli torto? Infatti, tutto si è svolto proprio in questo modo, naturalmente con lo sfottò che è sale e pepe dello stare assieme. Così si nasconde la panna a Roberto che non avendo portato il suo grembiule da chef si astiene e lascia fare, ma la sua panna? Sarà ritrovata più tardi, per lui il piatto tanto atteso è una “scarbonara”, per Giacomo no, perché la panna proprio non va messa. Comunque il piatto anche senza panna è più che mai gradevole e non resta neppure un filo di pasta. Naturalmente altre pietanze seguono, ma è la discussione a tenere banco, dopo un excursus sanitario, difatti, è la salute che deve essere al primo posto, ci si inoltra in argomenti che vanno dalla Russia all’Ucraina, alla forma sociale di vita in Russia, chi dice migliore di quella occidentale e chi, invece, dissente totalmente, mentre c’è chi è antiamericano conquistatore del mondo, un sistema non ritenuto democratico. Insomma rielaborare tutto ciò che si è detto è come immergersi nei vicoli interminabili spagnoli di Napoli e sarebbe proprio dura ricordare ogni disquisizione. Poi c’era Remigio, ma per qualcuno il nome era un optional, infatti nel corso del dibattito veniva chiamato Cesarino o altro, un mondo di risate nonostante l’argomento non era di quelli morbidi. Ma c’era anche chi ha visitato tante località dell’est schierandosi sulla forma di democrazia ungherese di Orban e lì è scattato il putiferio che è rientrato non appena si è parlato di Odessa fondata da Caterina dei Medici, dove si ricordano belle donne ed una vita sensuale abbastanza invitante, oggi però ci sono le bombe e quindi è improponibile un viaggio da quelle parti. Ma le discussioni hanno riguardato altri argomenti, come la politica italiana che non manca mai in ogni confronto, oppure l’attività vitivinicola in Calabria che si confronta con le altre regioni d’Italia. Le battute non mancano e neppure la presa di posizione di ognuno, perché otto cervelli intelligenti la pensano diversamente tra loro. Cosa ha unito il gruppo? Non solo le pietanze ottimamente cucinate ma il desiderio di vivere lontano dall’Italia in una nazione più serena animata dal sorriso. Un altro appuntamento si è consumato in allegria, evito di approfondire gli argomenti locali, nel frattempo che succedeva tutto questo seguivo la partita degli azzurri con la Macedonia del Nord vinta a suon di reti, ben due dello juventino Chiesa e questo mi fa godere. Per chi è scaramantico la serata è stata quella di giorno 17 novembre venerdì, il gruppo ha sfatato ogni preconcetto, perché si è rivelata interessante, intrigante, stuzzicante e gradevole. Ah dimenticavo la richiesta di Mario di trovare un nome al piatto di richiamo e cioè ne scarbonara e neppure carbonara. Un duro compito mi ha affidato Mario, io suggerisco, per la prossima volta, di chiamare ciò che ci riunisce “piatto compagnia” con o senza panna va bene in entrambe le versioni per soddisfare i gusti di tutti e non si fa torto a nessuno. Mariooo… facci sapere per il prossimo piatto di compagnia che ci prepariamo con impegno.

Ermanno Arcuri