1810 - BELVEDERE MALAPEZZA CHIEDE GIUSTIZIA

A Belvedere, attraverso i tempi sono stati accoppiati nomi diversi, a seconda dei feudatari o degli altri agglomerati che vi si univano.

Nel 1858 Raffaele Mastriani così ne scrive, dando notizie interessanti:

“Belvedere Malapezza. È in Calabria Citra, in diocesi di Cariati, distante da Cosenza miglia 60 in circa, e 6 da Gerenzia. Egli vedesi edificato alle falde di un monte, ove godesi buon’ aria, e tiene territorio, donde i naturali vi raccolgono tutto il necessario al loro mantenimento”.

 Notizie interessanti sono quelle relative ai fuochi, ossia ai nuclei familiari. Nel1532 “è notato Belvedere e Malapezza tutti e due tassati per fuochi 10, onde vedesi, ch’ erano surti da pochi anni”.

 La deduzione è logica. Va tenuto presente che il nucleo familiare è calcolato come 4 o 5 componenti, perciò, gli abitanti dei due agglomerati erano 400/500.

Continua il citato autore; “Nel 1545 si tassarono i loro abitatori per fuochi 83, nel 1561 per 80, nel 1595 per 50, nel 1648 per 65, e nel 1669 per 64”.

Belvedere ebbe vari feudatari, l’ultimo dei quali fu Carrafa.

La denominazione con l’aggiunta Marittimo è postunitaria.

Abolita la feudalità Belvedere Malapezza, così era la denominazione agli inizi dell’800, ricorre all’apposita Commissione con l’ex barone. Fa rilevare che questi ha “esatto, e continua ad esigere da’ possessori de’ beni stabili diversi censi minuti, che precisa sono “di somma non indifferente”.

Si chiede che l’ex barone debba produrre “i titoli di tali suoi pretesi diritti”. Nel caso non li avesse dovesse astenersi dall’esazione.

Dato che pretendeva, ancora, il diritto di casalinaggio se ne chiedeva la cessazione.

Altro abuso contestato ai vari feudatari, come abbiamo altre volte pubblicato, era quello di non pagare la buonatenenza sui sui beni e “sulle industrie che ha in quell’ex feudo”.

La commissione chiede all’ex barono di produrre, entro quindici giorni, “i titoli giustificativi”, per l’esazione dei censi suddetti. Si doveva estenere, inoltre dalle denunciate esazioni indebite. In fine, si stabiliva che si dovesse pagare “la bonatenenza s’ beni burgensatici, e sulle industrie dal dì del catasto”, ossia dagli anni 40 del 1700.

          Giuseppe Abbruzzo